"È dentro di me, come se mi desse ancora indicazioni, anche nel mio cammino nel mondo del calcio". La moglie di Paolo Rossi fra un’eredità da portare avanti e un incarico impegnativo in Figc: "L’ultimo Europeo è stato un grandissimo spot. È un’occasione da non perdere"
Federica Cappelletti ha due figlie, Maria Vittoria e Sofia Elena, un grande amore per il marito Paolo Rossi che se n’è andato quasi cinque anni fa e due compiti da portare avanti: continuare a tenere vivo il ricordo del campione del mondo anche attraverso la Fondazione e cercare di far progredire e di dare una stabilità sul piano dell’immagine al calcio femminile italiano. "Siamo tornate fra le potenze, le Azzurre sono molto rispettate. L’Europeo è stato un grande spot, un valore da non perdere". Federica dal 2023 è presidente della Divisione Serie A femminile professionistica della Figc. In un mondo in evoluzione, fra salite ardite e discese inevitabili, cerca di tenere la barra dritta.
Federica, partiamo dal ricordo di Paolo, suo marito.
"Continuare a trasmettere i suoi valori e tenere vivo il suo ricordo è importante non soltanto per me e per la famiglia, ma anche per l’Italia: Paolo incarna ancora l’eroe campione del mondo nel 1982. È un’icona e il suo impatto va oltre i successi sportivi. È il sogno che si realizza, con alti e bassi significativi. Interessa ancora ai giovani e con la Fondazione cerco di portare il suo messaggio in giro per il mondo. Di recente sono stata a New York con una mostra ospitata nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite: nessun atleta italiano aveva avuto questo onore. Per le comunità all’estero Paolo resta un simbolo".
Che cosa aveva di speciale?
"Cadute, rinascita, riscatto: la sua vita è come un film. E a breve anche da questo punto di vista ci saranno novità importanti".
Lei sui social posta ancora ricordi e frasi molto romantiche, eppure gli anni sono passati...
"Per me è come se non se ne fosse mai andato. È dentro di me, come se mi desse ancora indicazioni, anche nel mio cammino nel mondo del calcio. Ma il dolore per la sua assenza è forte e ogni tanto metto un post. Tanti lo ricordano sempre con grande affetto".
Quando è entrata in Federazione, qualcuno ha pensato che fosse merito del suo cognome. Si sente mai raccomandata?
"Più che altro privilegiata. Essere moglie di Paolo Rossi significa avere un plus vero che ho deciso di mettere al servizio del calcio femminile. Lavoro sodo, anche il sabato e la domenica se serve. E poi lo dico sempre alle mie figlie: se lotti per conquistarti una cosa e la ottieni, alla fine è più bello. Mi sento fortunata con tanti progetti in cantiere, ma posso dire che nessuno mi ha regalato niente".
Le sue figlie hanno già deciso che cosa faranno?
"È un po’ presto, hanno 15 e 13 anni, ma studiano tanto. Sono studentesse modello. Anche in questo sono fortunata".
Veniamo al suo impegno nel calcio femminile. Ricordi dell’Europeo?
"Sono tornata in Svizzera anche per la finale, dove potevamo e avremmo dovuto esserci noi, e posso dire che l’Italia ha una grande reputazione: ho visto molti miglioramenti tecnici, mi confortano anche i pareri di esperti ed ex giocatori che mi raccontano di essersi appassionati e di aver visto con piacere delle partite di calcio femminile. È un patrimonio che non dobbiamo disperdere".
C’era entusiasmo anche dopo il Mondiale 2019, ma nei mesi è scemato...
"Una Nazionale che raccoglie quasi cinque milioni di telespettatori non può tornare nel silenzio. Si è visto il gioco di squadra bello in campo e fuori, queste sono ragazze che hanno pianto lacrime gioiose e si sono commosse davanti al presidente della Repubblica. Hanno valori forti, solidarietà, lealtà. Hanno conquistato anche gli scettici".
A Paolo sarebbero piaciute?
"Avrebbe amato la capacità di trasmettere emozioni forti, come aveva fatto lui. Paolo sarebbe orgoglioso della nostra Nazionale e mi darebbe una bella mano nel mio lavoro: aveva una visione moderna".
Il calcio delle donne è fatto per chi non ama il calcio?
"È fatto anche per chi si è allontanato dal calcio e vede in queste ragazze tanta spontaneità e impegno, oltre alla crescita tecnica. Ripeto, l’Europeo è stato un grande spot e non deve andare perduto".
Intanto però scatta una nuova competizione prima del campionato, la Women’s Cup, e c’è polemica per i diritti tv invenduti.
"È una polemica sterile. Si tratta di una competizione nuova, ci vuole tempo, con il bando abbiamo ricevuto un’offerta che non rispondeva ai requisiti. Sono dinamiche normali e c’è già una trattativa privata bene avviata. Non ci sono nubi all’orizzonte, non quel tipo di nubi".
Certe critiche la feriscono?
"Non mi feriscono ma mi dispiacciono. In ogni caso prendo le critiche in senso positivo. Dovremo trovare nei prossimi tempi una ricetta per la sostenibilità del calcio femminile e del calcio in generale. Criticare di meno e sostenere di più: così si cresce".
Tante azzurre, come Cantore, si stanno trasferendo all’estero in campionati importanti: la A si impoverisce?
"Ci mancheranno, ma è giusto che abbiano delle opportunità, e poi metteranno insieme un bagaglio che arricchirà il nostro campionato e la nostra Nazionale. La vivacità del mercato di Serie A è un segnale importante per il calcio italiano".
Federica, lei ha un sogno?
"Vorrei un calcio femminile affermato, vorrei arrivare a un punto in cui non ci sia bisogno di urlare per conquistare credibilità. Vedere partite in stadi importanti. E poi, se l’Italia facesse un buon risultato al Mondiale in Brasile, considerando le imprese di mio marito... beh, sarebbe bellissimo".