Cambia il golden power, non scatta prima del parere di Ue e Bce 

2 ore fa 1

Il governo risponde alle obiezioni Ue e cambia il golden power, adeguandosi ai rilievi sollevati dalla Commissione. Come annunciato a fine novembre, le modifiche sono arrivate rapidamente, trovando spazio in un emendamento al decreto Transizione 5.0 attualmente all'esame del Senato. Le modifiche sono sostanzialmente due e riguardano la legge del 2012 che dà modo all'esecutivo di intervenire sulle operazioni societarie a tutela dei settori strategici e rilevanti per la sicurezza nazionale.

Proprio qui si inserisce la prima modifica, inserendo ufficialmente e per via legislativa tra i criteri per valutare l'avvio delle procedure sui poteri speciali anche la sicurezza economica e finanziaria nazionale. Un punto su cui il Mef ha più volte insistito negli ultimi mesi e che viene così definitivamente chiarito. La seconda novità risponde ancora più direttamente ai rilievi europei, subordinando temporalmente l'attivazione dei poteri speciali per il settore finanziario, quindi per banche e assicurazioni, al parere delle Autorità europee competenti in materia. L'emendamento prevede che, in caso di un'operazione che modifichi la titolarità o il controllo di un'impresa strategica o dell'acquisto di partecipazioni in società che detengono attivi strategici, i poteri speciali "non potranno essere esercitati anteriormente al completamento dei procedimenti pendenti dinanzi alle Autorità europee" competenti sugli aspetti di carattere prudenziale e concorrenziale, ovvero Bce e Commissione Ue.

Il golden power è previsto nei confronti di soggetti extra-europei ma nelle comunicazioni, nell'energia, nei trasporti, nella salute, nell'agroalimentare e nel settore finanziario, "ivi incluso quello creditizio e assicurativo", vale anche rispetto ai soggetti appartenenti all'Unione europea, "ivi compresi quelli residenti in Italia, di rilevanza tale da determinare l'insediamento stabile dell'acquirente in ragione dell'assunzione del controllo della società la cui partecipazione è oggetto dell'acquisto". Da qui la competenza europea. Nelle sue critiche, Bruxelles aveva sottolineato che la normativa italiana avrebbe potuto violare le regole del mercato unico sulla libera circolazione dei capitali ed interferire con le competenze della Banca centrale europea in materia di vigilanza bancaria. A novembre aveva quindi deciso di inviare una lettera di costituzione in mora all'Italia, aprendo l'iter dell'infrazione. Il tema riguardava e riguarda la normativa generale del golden power e nessuna operazione in particolare, anche se emerso a poca distanza dall'operazione Unicredit-Bpm e dai limiti imposti dal governo all'operazione, a partire dall'uscita dalla Russia, per la quale Gae Aulenti ha comunque optato nonostante il ritiro dell'offerta sul Banco.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Leggi l’intero articolo