C'è la foto di Conte sul Napoli lassù. L'Inter vince, ma al risparmio: ha solo il Barça in testa

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Inzaghi con la squadra B, Flick costretto a inserire i titolari: l’ambiente nerazzurro ci crede

Arianna Ravelli

Giornalista

4 maggio 2025 (modifica alle 00:55) - MILANO

Al contrario del gattopardiano tutto cambia affinché nulla cambi, in testa al campionato tutto è rimasto invariato ma tutto è (forse) già irrimediabilmente cambiato. Il tacco del piede di Lukaku (che calza un ingombrante 48,5) finita in fuorigioco al 1’ a Lecce è apparso per qualche istante agli interisti il risarcimento per il pollicione di Mkhitaryan oltre la linea che poteva valere il 4-3 al Barcellona, ma il Napoli ci ha messo poco a spegnere gli entusiasmi nerazzurri e ha fatto quello che doveva, battere, pur con un secondo tempo di grande fatica e avvertendo quasi fisicamente la pesantezza dei punti che andava conquistandosi, un Lecce non remissivo che resta in piena lotta salvezza (un punto sopra il Venezia, due sull’Empoli che affronta la Lazio). 

Ma seppur affaticata, la banda Conte ha scollinato l’ostacolo più impegnativo sulla strada dello scudetto (prossime partite con Genoa in casa, poi Parma fuori e Cagliari al Maradona, con il bonus di un pari da giocarsi) tanto che persino Conte deve ammettere "sta accadendo...". È difficile non individuare la sua mano nello schema che ha portato al gol su punizione di Raspadori, con McTominay che, dopo parlottio, si aggiunge in barriera per abbassarsi al momento giusto. Ed è sempre difficile non riconoscere nella filigrana di una vittoria di sudore, sacrificio, compattezza (25 gol subiti, la vecchia cara miglior difesa del campionato che fa vincere gli scudetti) la fisionomia di Antonio Conte: mai come quest’anno sullo scudetto c’è la sua fotografia. Se finirà così, non avrà vinto la squadra più forte, ma la più brava. 

L’Inter, che scende in campo contro il Verona con le spalle al muro, sotto di sei punti e con la squadra B scelta da Inzaghi (manifesto programmatico dell’all in messo sulla Champions), ha raggiunto l’obiettivo massimo che la giornata lasciava nelle sue mani: restare in vita. Mentre la vita vera - energie, speranze, aspettative -, ormai si gioca altrove nella notte che può regalare la seconda finale di Champions in tre anni. Una scelta, quella di Inzaghi (schierare col Verona dieci titolari diversi da quelli in campo con il Barcellona tre giorni fa), che non solo si è rivelata giusta (e semmai rilancia la tesi di chi sostiene che le seconde linee interiste non siano così scarse e potevano essere impiegate di più), ma che è stata replicata anche dai rivali del Barça: nove cambi rispetto alla Champions (al 1’ resistono l’esterno sinistro di difesa Gerard Martin e Pedri a centrocampo), ma per battere il Valladolid in rimonta Flick è stato costretto a inserire i titolari (compreso Lamine Yamal, entrato a fine primo tempo per l’infortunio di Rodriguez). Oggi può aspettare il Real (che incontrerà domenica) a +7, però l’Inter ha risparmiato molte più energie. Chissà che non facciano la differenza. 

La scelta iniziale, comunque, speculare a quella di Inzaghi, dimostra come anche il Barcellona osannato come la miglior squadra del mondo, con la stellina dai capelli giallo paglierino che sta riscrivendo i numeri di un certo Leo Messi, non sia per niente tranquillo in vista di San Siro. Il successo dell’Inter di scorta di ieri sera (festeggiato da un pubblico che dimostra di crederci ancora e di riservare comunque il dovuto riconoscimento alla squadra, ben sapendo che alla fine, dal mazzo, può ancora uscire la carta della luna nera con zero titoli) serve soprattutto al morale, a compattare un ambiente che guarda a martedì con fiducia crescente: battere il Barcellona sarebbe un capolavoro e getterebbe, comunque finirà, tutta un’altra luce sul viaggio interista. Scegliere di non scegliere, oggi, ha ancora un senso per i cuori interisti (mercoledì mattina si vedrà). In ogni caso ce l’avrà per i ragionieri: arrivare così avanti in Champions porterà a raggiungere il pareggio di bilancio, un traguardo che non riusciva da queste parti da molti anni. Menzione di merito infine a Udinese e Como che già salve negano i punti sicurezza a Cagliari e Parma: a riprova che le ultime di campionato non sono mai scontate per nessuno e su qualsiasi campo e che quindi le sorprese sono sempre possibili. Anche se gli interisti non ci pensano più, distratti da altri pensieri e con una musichetta ben nota in testa.

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