Bublik: "Sono rinato, ma non c'è solo il tennis. Futuro? In un bar di Torino a bere caffé corretto grappa"

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Il kazako, mina vagante a Wimbledon, unico nel 2025 ad aver battuto Sinner oltre ad Alcaraz: "Io bad boy? No, sono padre e devo fare sacrifici per far bene il mio lavoro. Ma se prima di un match mi preparano una parmigiana..."

Dalla nostra inviata Federica Cocchi

29 giugno 2025 (modifica alle 19:22) - LONDRA

Il pazzoide che serve da sotto ma anche a 220kmh,  il tizio strano coi tatuaggi che ha la mano di velluto ma un anno fa stava per smettere di giocare. L'eterna promessa che dopo Indian Wells si è fatto tre giorni a Las Vegas per staccare. Tutto questo e molto altro è Alexander Bublik. Da ragazzino tutti guardavano a lui come uno che avrebbe fatto sfracelli, potente e tecnico. Ma genio e sregolatezza nel tennis di oggi non vanno più troppo di moda. E adesso, all'alba dei 28 anni è considerata la mina vagante di Wimbledon. Quello che ha fatto vedere sull'erba di Halle contro Sinner è stato impressionante. Il numero 1 al mondo ha detto di quel match: "Sulle palle break non ho visto palla", un acceleratore della rottura di qualche giorno fa con Panichi e Badio. Sulla terrazza dell'All England Club arriva esausto, dopo un fuoco di fila di interviste a cui non è tanto abituato. Certamente ne farebbe a meno, ma è la conseguenza delle sua azioni scellerate, come battere Jannik Sinner.

Alexander, lei è l'unico oltre ad Alcaraz ad aver battuto Jannik dall'inizio dell'anno. E in più sull'erba... 

"Sì, ma a Parigi me le ha suonate lui. Comunque scusatemi". 

Di cosa?

"Scusatemi (lo dice in italiano, ndr) di aver battuto il vostro numero 1... Ci ho messo concentrazione, intensità, e quando servo bene è difficile superarmi. Ma Halle è diverso da uno Slam e Jannik è fortissimo. Certo, se guardiamo solo i numeri e vediamo che in un anno ha perso solo da Alcaraz e da me, fa un certa impressione. Se dovesse accadere per un altro anno, allora mi sentirei lusingato".

Lei forse non lo sa, ma ha una grande schiera di fan in Italia. 

"Ne sono felice, io amo molto l'Italia. E il suo cibo. Qui a casa abbiamo uno chef italiano che cucina cose meravigliose. Ieri ha fatto una lasagna, ma senza pasta, solo con le melanzane, il formaggio e il pomodoro".

Sarà mica una parmigiana?

"Sì, ecco come si chiama! Buonissima. Magari non l'ideale prima di scendere in campo...".

Un anno fa meditava di lasciare il tennis, meno male che ha cambiato idea o non sarebbe qui a Wimbledon a mangiare parmigiana.

"Sì ma io non è che volevo smettere di giocare. Non mi hanno capito. Semplicemente dopo Wimbledon dello scorso anno non avrei avuto punti da difendere. Mi sarei preso un po' di tempo per stare a casa, con la famiglia ad allenarmi bene e recuperare energie e poi sarei tornato più carico".

Prima più che i suoi risultati facevano notizia i suoi show, tra racchette spaccate e giocate funamboliche, ora finalmente si è preso la scena anche con i risultati e un po' di continuità. Le pesa essere al centro dell'attenzione?

"No, fa parte del mio lavoro. Ovvio che preferirei starmene a casa a mangiare ottimi pranzi con la famiglia. Ma sono diventato grande, e so che devo stare qui e rispondere alle vostre domande... I bambini mi guardano, so che alcuni, purtroppo per loro, vorrebbero essere come me e quindi devo dare il buon esempio e essere professionale".

Da tre anni è diventato padre, anche questo l'ha aiutata a essere più centrato?

"In realtà ha solo aumentato la mia voglia di stare a casa... Io sembro chissà che tipo sfrenato, ma sono sempre stato un tipo tranquillo, un po' pantofolaio. La paternità mi ha dato solo più felicità".

Che si è tradotta in risultati migliori, anche. Si sente più sicuro, adesso?

"Ma non penso di essere una persona migliore solo perché faccio cose divertenti in campo, o so servire a 200 km orari. In generale avere un talento nello sport, in qualunque sport, non ci rende superiori agli altri. Io voglio solo essere me stesso, una brava persona e un buon padre". 

Ma insomma, eravamo venuti per scoprire da vicino com'è fatto un bad boy del tennis, e la scopriamo pantofolaio? 

"Cerco di evitare di stare nella bolla del tennis, mi piace la vita vera ma mi alleno ogni giorno, spesso anche due volte al giorno. Scrivetelo, perché poi i ragazzini pensano che basti starsene al pub a bere birra o sul divano, e invece per fare il tennista professionista serve comunque sacrificio, è un lavoro e va fatto seriamente anche solo per giocare le qualificazioni di un torneo".

Ma lei si sente tra i favoriti qui a Wimbledon? 

"Cosa? Io sono realista, ho vinto quattro match al Roland Garros (si è fermato ai quarti con Sinner, ndr) e vinto Halle. Sono consapevole di quello che posso fare e di quale sia il livello del mio tennis. Ma non direi mai che sono il migliore al mondo e solleverò il trofeo".

Cosa le piace di più dei tornei su erba?

"Che i match sono più brevi, meno impattanti sul fisico, meno rischi di infortuni".

Come vede il suo futuro?

"In un vigneto in Toscana ad assaggiare vino e olio, tra le viti e gli ulivi, ho pensato anche di comprare casa qualche anno fa".

Dove?

"L'Italia è bellissima, ma vicino a Montecarlo per me sarebbe più comodo, magari dalle parti di Torino. Potreste vedermi lì, in qualche vecchio bar a bere un caffè corretto".

Voleva dire macchiato?

"No no, volevo dire corretto. Grappa, non sambuca". Prosit, Sasha.

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