Alla vigilia del big match, il campione polacco racconta il suo legame con le due città e i due club. Dal rapporto con Agnelli e Viola fino al futuro di Dybala e Soulé: "I campioni possono sempre giocare insieme. Ma il vero genio è Gasperini"
A Torino lo chiamavano il Bello di notte. Anzi, a chiamarlo così era addirittura l’Avvocato, Gianni Agnelli, l’uomo che ha fatto la storia della Juventus. Nella Capitale, invece, aveva un rapporto profondissimo con Dino Viola, l’ingegnere che ha tolto alla Roma l’etichetta di “Rometta”. Che Juve e Roma fossero nel suo destino Zibì Boniek lo aveva capito subito, già nel 1982 quando diventò bianconero dopo aver firmato per i giallorossi. Ma all’epoca in Polonia i trasferimenti li decideva il ministro dello sport e la formula proposta dai bianconeri era più allettante di quella giallorossa. Boniek finì così alla Juventus, dove in tre anni vinse tutto (scudetto, coppa Italia, coppa delle Coppe, coppa Campioni e Supercoppa europea). Per poi sbarcare proprio a Roma. Dove portò a casa solo una coppa Italia ma "dove vivo ancora oggi, perché questa città mi è entrata dritta nel cuore. È chiaro che mi senta un po’ più legato alla Roma, ma sono stato bene anche alla Juventus. Nella mia carriera sono stati due club molto importanti".
Due club che domani si troveranno ancora una volta faccia a faccia...
"Gasperini sta facendo un lavoro straordinario, quasi sorprendente per alcuni versi. Non penso che ad inizio stagione ci fossero molte persone capaci di pensare ad una partenza così buona della Roma. Gasperini è duro, onesto, fa lavorare tutti allo stesso modo e non si nasconde dietro a facce o commenti. Dall’altra parte, invece, Spalletti ha preso in mano la barca da poco, ma mi sembra gli stia già dando un indirizzo. È un tecnico molto ambizioso, ma, pur essendo la Juve, questa è una squadra dove non ci sono veri fuoriclasse. L’unico forse è Yildiz, che mi sembra destinato ad un futuro luminoso. Lui può diventare un top assoluto, basta vedere come tocca il pallone, come lo accarezza".
Ma Juventus e Roma devono sol pensare alla qualificazione in Champions League o possono guardare anche più su, fino allo scudetto?
"Sognare non è mai vietato e non costa neanche niente. Soprattutto dalle parti di Roma, dove le meraviglie succedono ogni trenta anni... Ma dobbiamo anche essere realisti, le altre sembrano più attrezzate, parlo di Napoli, Milan e Inter. Insomma, lo scudetto per la Roma sarebbe un miracolo, la Juventus invece ha giocatori forti, ma non dei campioni. L’importante però è lottare, poi magari puoi arrivare secondo o terzo. O anche quarto, il che vale la Champions. In generale, però, non bisogna mai lasciare niente per strada. Hanno tre competizioni, le grandi squadre puntano a far bene ovunque".
In che cosa la sta sorprendendo Gasperini?
"C’è una sua frase che mi ha colpito e che mi è piaciuta molto, quando ha detto che giocare tante partite gli ha permesso di correggere le cose e anche di migliorare. In un calcio dove tutti gli allenatori sono abituati a piangersi addosso per le tante partite, lui ha dato una sterzata mentale. È come se alla squadra avesse detto: “Siamo forti, abbiamo i cambi, dobbiamo solo giocare”. E ha rigenerato giocatori che sembravano dimenticati: Celik sembra il Cafù di Ankara, Hermoso oggi è un difensore di importanza assoluta, quando solo dieci mesi fa era visto come un problema".
Che cosa la lega ancora oggi alla Juventus?
"Tante cose, ad iniziare dai ricordi e dalle vittorie. Mi dispiace solo che qualcuno a Torino mi veda sempre come un “nemico. La stella tolta? Ne ho parlato già tante volte. In quei tre anni ho dato tutto quello che potevo alla Juventus e penso di aver lasciato qualcosa di importante. Ma, soprattutto, non ho mai detto niente di offensivo sui bianconeri".
Domani sarà una sfida speciale anche per Soulé e Dybala, che in bianconero hanno vissuto tanti anni ed esperienze speciali.
"Soulé sta diventano fondamentale, anche se deve allargare la gamma delle sue giocate. Ma ha un sinistro importante. La qualità di Dybala invece non si discute, però bisogna sempre vedere come sta. La cosa sorprendente è che la Roma è lassù, a tre punti dalla vetta, senza aver potuto contare quasi mai sul suo giocatore più forte. Se possono giocare insieme? Certo che sì, i giocatori forti possono sempre convivere. È chiaro che per vederli insieme bisogna anche preoccuparsi della fase difensiva, bisogna partecipare anche a quella".
Dybala e Pellegrini hanno il contratto in scadenza. Lei glielo rinnoverebbe?
"Questo è un problema eventualmente di Massara, non certo mio. Mi sembra però che siano due discorsi diversi. Paulo è troppo importante, ma deve garantire almeno l’80% delle partite. Se invece è a mezzo servizio diventa un problema, crea anche qualche disagio all’allenatore. Pellegrini mi piacerebbe che restasse, senza andare a trovare fortuna altrove. Lui qualità ne ha e si vede, ma anche per lui vale la questione fisica. Se sta bene ok. Prima lo vedevo spesso per terra, adesso invece mi sembra regga più il contrasto".
Domani può essere una sfida decisiva?
"È ancora presto, non siamo neanche alla fine del girone d’andata. Certo, la Juventus ha bisogno di vincere per rientrare in una serie di discorsi e non rimanere staccata. Da quando c’è Spalletti mi sembra che si lavori meglio, anche a livello di concentrazione e applicazione. Da inizio anno, però, non ho ancora mai visto giocare la Juventus davvero bene, anche se quella bianconera resta una squadra sempre difficile da affrontare".
E se dovesse vincere la Roma?
"Beh, allora a Roma si riprenderebbe a sognare davvero. Anche perché Gasperini metterebbe un solco tra sé e la Juve, con sette punti di distanza. Il segreto della Roma è Gasperini, uno puro, che ti parla in faccia. Io anche da giocatore preferivo sempre quelli così rispetto a quelli che ti sorridevano e poi ti parlavano alle spalle. I giocatori queste cose le apprezzano. E alla fine sono cose che pesano...".











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