Ha fatto innamorare con dribbling e giocate. Dopo un inizio in salita, Cagliari è un’occasione
Giorgio Bureddu
15 ottobre - 12:23 - BOLOGNA
Era un crack, uno di quelli per cui fanno la fila. Oggi Benjamin Dominguez è un funambolo in cerca della sua strada. Aspetta il suo turno l’esterno che un anno fa ha fatto innamorare Bologna e che oggi è un po’ fuori dai radar, e soprattutto dal campo. Non completamente, certo. Vincenzo Italiano sa come tenere i suoi uomini concentrati e carichi. Ma è evidente che l’avvio di campionato per l’argentino non è stato un tornado. Appena due presenze in campionato, un’esclusione dalla lista dall’Europa League. Zero gol. E una manciata di minuti all’attivo (74’, meno di un intero match). In pratica: un vento leggero, altro che tempesta. Il suo amico Santi Castro ha scommesso un dollaro contro un fagiolo che Benja farà sognare. "Aspettate. Lui fa le cose per bene", ha detto. Del resto, Dominguez, 22 anni, è un giocatore che ha ancora tempo. Pure se il tempo nel calcio, si sa, è un concetto molto poco chiaro. L’anno scorso era il talentino maniaco del dribbling, capace di mettere il pallone in area al momento giusto. E al momento giusto sapeva anche fare anche gol. Ma come dicono i saggi del pallone: ogni stagione è a sé. Infatti Dominguez deve guadagnarsi tutto e riprendersi la scena. Cagliari può essere una chance.
niente paura
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A fine mercato lo voleva la Roma. Sembrava fatta, un accordo già stipulato. Ma alla fine il ragazzo di La Plata è rimasto rossoblù. Per scelta e per convenienza. Dominguez deve molto a Bologna, alla città che gli ha dato lo slancio e la possibilità di giocare in Europa (Champions compresa). L’anno scorso aveva ripagato i tifosi con prestazioni di qualità. Non sempre, sia chiaro. Qualche volta ha sbagliato approccio, ma nessuno ha mai gridato allo scandalo. A vent’anni si può pure sbagliare. Delle 24 presenze di un anno fa risultano a referto 3 gol (che salgono a 4 con la Coppa Italia) e qualche assist (2), numeri sufficienti per uno che arrivava dall’altra parte del mondo e a cui avevano spiegato che la Serie A è una roba da duri. "Il ritmo è alto", ha detto una volta. Ha visto Maradona. Da lontano. "Gli avrei detto piacere, mi chiamo Benjamin Dominguez, sono nelle giovanili del Gimnasia e tu sei Dio. Che dispiacere". Ha detto di non conoscere la paura ("Non so cosa sia") e che il suo talento è frutto del lavoro, della volontà e della tecnica che allena ogni giorno. È sempre stato un’ala come gli hanno chiesto. "Destra o sinistra, sì. A volte ho giocato anche sotto la punta, trequartista, in un 4-4-1-1".
crescita
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Dominguez piace a Italiano perché sa anche essere feroce. A volte troppo. Infatti si perde in qualche giocata. Ma nella giornata giusta s’illumina d’intenso. Come una poesia. I tifosi si innamorano appena tocca palla. Era così fino all’anno scorso. "Me lo ha detto anche De Silvestri una volta: la gente dice che sei forte. E io ho solo un obiettivo: ricambiare l’affetto giocando bene". Ora il claim è un altro: che fine ha fatto Dominguez? Più che retorica è dubbio amletico. Anche perché Benja aveva chiuso l’annata scorsa pure con la convocazione in nazionale, l’Argentina campione del mondo. Non poco. Molti hanno pensato che il Ndoye-bis il Bologna ce l’avesse già in casa. Anche per ruoli come quello di Odgaard, sulla trequarti. Ora non si è più così sicuri. Italiano però non è per niente uno da usa e getta, crede negli uomini prima che nei calciatori. E Dominguez è sotto la sua custodia. L’argentino deve solo ritrovare il ritmo. Dribblando, calciando, bailando . A quelli come lui sono cose che vengono bene.