Basile: "Vi siete dimenticati di me. Ho rischiato di diventare tetraplegico, ora torno al top per mio fratello"

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Il judoka protagonista a Rio 2016, poi fuori per due anni: "Facevo i reality, sono rimasto solo. Perdere Michael una botta tremenda, voglio una medaglia d'oro per onorarlo"

Antonino Morici

Giornalista

5 agosto - 23:39 - MILANO

La prima risposta che arriva al telefono non è proprio incoraggiante "Ehi ciao, vi siete tutti dimenticati di me...". Fabio Basile è diretto, uno vero. Combatte sul tatami senza risparmiarsi. Judo champagne. Nella vita si oppone alle avversità con coraggio anche quando le difficoltà aumentano a dismisura.

Dov’eravamo rimasti? Non gareggia da più di due anni...

"Sono stato bloccato dagli infortuni e mi sono dovuto operare ma non ho mollato, sono ancora in attività, mi alleno come sempre. Quello a cui non ti abitui mai è la frustrazione di non esserci, di vedere vincere altri atleti, magari non del tuo livello".

Che le è successo?

"Tutto è cominciato a Tokyo, nel 2021. Sentivo che il braccio destro non era a posto ma non ci facevo caso. Nei mesi successivi ho continuato a combattere, pensavo di avere uno strappo muscolare, ho addirittura vinto una medaglia al Grand Prix di Linz. Però il dolore aumentava, avvertivo delle scariche elettriche appena prendevo una botta al collo. Un giorno, era il 2023, la mia fidanzata Nika mi dice “Fabio quel braccio non mi piace, sembra essersi rimpicciolito”. La risonanza al collo è stata un disastro: due vertebre cervicali messe male e le relative ernie espulse spingevano sul midollo, i nervi danneggiati... Allenandomi su quel dolore ho rischiato grosso, per i medici potevo restare tetraplegico. Dovevo operarmi alla svelta".

Cosa ricorda del giorno dell’intervento?

"Il risveglio dopo undici ore: avevo accanto mia mamma Tiziana, Frank Chamizo, che è come un fratello, Giovanni Esposito e Kenny Kome Bedel, judoka della Nazionale, e il mio barbiere Claudiu, un amico. Senza il lavoro prezioso del dottor Albanese e dello staff del Gemelli di Roma oggi la mia vita sarebbe stata diversa".

Invece sui social vediamo Basile che si allena come un invasato, dove trova la forza?

"Nella voglia di far ricredere quelli che mi hanno scaricato. Quando vinci nello sport sono tutti accanto a te, ti chiamano a Ballando con le Stelle, al Grande Fratello... Appena ci sono delle difficoltà invece resti solo. E questa alla fine diventa benzina per il mio motore. Ho dentro un fuoco che arde, a 30 anni mi alleno più di un ventenne. Quelle luci voglio farle riaccendere. Stavo decidendo di smettere, invece a novembre se tutto va bene si ricomincia con l’attività internazionale: categoria 73 kg".

L’obiettivo sono i Giochi di Los Angeles 2028?

"La strada per qualificarsi è lunga ma andare all’Olimpiade conta meno rispetto alla voglia di risalire sul tatami, divertirmi e far capire alla gente che io ci sono ancora. Poi se vinco un Mondiale o un’Olimpiade deve chiamarmi Netflix e fare una serie perché sarebbe una storia pazzesca".

A Rio de Janeiro, quel 7 agosto 2016, aveva 21 anni. Il suo oro nella categoria 66 kg fu storico: il numero 200 per l’Italia ai Giochi olimpici.

"Vinsi battendo i primi 3 del ranking mondiale, uno dopo l’altro, il coronamento di un percorso incredibile. Nessuno avrebbe scommesso un euro nemmeno sulla mia qualificazione. Per i tecnici ero troppo giovane, avrei dovuto mettermi in testa di preparare Tokyo, che sarebbe arrivata dopo. Io dissi di no: volevo Rio a tutti i costi. Riuscii a ottenere la carta olimpica superando avversari tosti, tra cui Elio Verde, che stimo tantissimo. In Brasile quel giorno ero incontenibile, volevo solo dare spettacolo, prendere i miei avversari e proiettarli. Lo scoglio più ostico fu la semifinale con lo sloveno Gomboc, vinsi di testa e di strategia. La finale contro il campione del mondo An Ba-ul la vinsi in meno di 90 secondi".

In quell’Olimpiade lei e Odette Giuffrida vi prendeste la scena: oro e argento nella stessa giornata, indimenticabile.

"A livello di tecnica Odi è una delle migliori atlete della storia. Fa un judo difficile, pochi le stanno dietro. Ed è resiliente, in questo abbiamo molto in comune. Oggi grazie al lavoro avviato tempo fa da Kiyoshi Murakami da direttore tecnico l’Italia è una potenza mondiale".

MILANO 07.09.2016 REDAZIONE GAZZETTA/JUDO E LOTTA MEDAGLIE OLIMPICHE-ODETTE GIUFFRIDA, FABIO BASILE E FRANCK CHAMIZO- in Gazzetta/JUDO/LOTTA LIBERA/SPORT/ph Fabio Bozzani/ATTENZIONE NO SPORTWEEK/Nella foto FABIO BASILE E FRANCK CHAMIZO, ODETTE GIUFFRIDA

In questo momento si parla tanto anche dell’extra calcio. Con Sinner il tennis è diventato popolare.

"Jannik è un modello di disciplina, dimostra che lo sport può trasmettere valori positivi. Spero che il judo un giorno diventi popolare come il tennis proprio perché ha valori unici".

Magari tra qualche anno darà a Sinner qualche consiglio per partecipare a Ballando con le stelle.

"Vedendolo così riservato temo sia un po’ “legato”, ma sarebbe divertente vederlo all’opera".

Chi c’è accanto a lei ogni giorno?

"Nika, la mia fidanzata. Era con me nei momenti peggiori: quando sono morti prima mio fratello Michael e poi mia nonna, quando mi sono operato. È la mia personal trainer, ha grandi capacità e i risultati si vedono, mi sento in forma. Lo vedrete".

Lei si è innamorato del judo nel 2000, vedendo Pino Maddaloni conquistare l’oro.

"Ricordo bene quel momento. Avevo cominciato a fare judo grazie a Michael. Quando a 14 anni prese la cintura nera ero felicissimo. Perdere mio fratello è stata una botta tremenda, intendo onorare la sua memoria".

In che modo?

"Vincendo un oro, quello che lui valeva".

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