Aurelia B24: 70 anni di un'icona di stile pensata per gli americani

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A fine ottobre del 1955 terminava la produzione di una delle spider più belle mai costruite. Fu disegnata da Pinin Farina, il suo parabrezza avvolgente strizzava l'occhio alle mode statunitensi degli Anni 50

Chiara Marchisio

31 ottobre - 19:30 - MILANO

Settant’anni fa, a fine ottobre 1955, usciva dagli stabilimenti di Torino la Lancia Aurelia B24 Spider numero 240. Era l’ultima: di lì a poco sarebbe arrivata sul mercato la sua erede, cioè la B24 Convertibile. Ma, in meno di un anno di vita, l’auto dal parabrezza “panoramico” e dalle linee che strizzavano l’occhio ai modelli americani più celebri di quel periodo era già passata alla storia come una delle più belle mai costruite. Era iniziato tutto da un'idea di Gianni Lancia, che voleva una spider che potesse piacere oltreoceano, ma che non sacrificasse l’essenza sportiva ed elegante caratteristica del marchio fondato da suo padre Vincenzo. Per realizzarla si affidò a Pinin Farina, che di gusti americani se ne intendeva perché aveva disegnato la Nash-Healey Roadster nel 1952 e soprattutto aveva già contribuito alle linee dell'Aurelia Granturismo.

Uno sguardo inconfondibile

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Rispetto all’Aurelia B20, il telaio della B24 Spider venne accorciato (il passo della B20 era di 20 cm in più). La meccanica, invece, era fondamentalmente la stessa. Il 6 cilindri a V della B20 quarta serie fu adattato solo perché doveva entrare in un vano motore diverso, sotto un cofano più basso. A guardarla dritta negli occhi, la B24 è inconfondibilmente Lancia, grazie alla calandra a scudo emblema della casa piemontese, messa in mostra anche dai paraurti ad “ala”. Una delle sue caratteristiche più americane, invece, è il parabrezza. Avvolgente, con i montanti arretrati, e incorniciato da ottone cromato, richiama quello della Chevrolet Corvette degli stessi anni.

elegante, Ma ANCHE sportiva

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All’abitacolo, posto al centro della vettura, si accede tramite porte basse (con sottoporta cromato), rigorosamente senza maniglie, come tipico delle sportive di quegli anni. Infatti l’Aurelia B24 Spider si difendeva bene anche a livello di prestazioni (il motore, come anticipato, era il 6 cilindri a V benzina da 2451 cc e 118 Cv di potenza, depotenziato a 110 Cv per quelle vendute in America), sebbene non sia diventata mai un’auto puramente da corsa, perché non fu progettata per questo.

Un lusso per pocHi

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Fin dalla sua prima apparizione ufficiale al Salone di Bruxelles, a gennaio del 1955, divenne soprattutto un’icona di stile destinata ai pochi fortunati che potevano permettersi di spendere 2,6 milioni di lire per comprarla (lo stipendio medio all’epoca era di 360.000 lire all’anno). In Belgio venne portato un modello leggermente diverso dal prototipo (soprattutto per il muso, che nella versione pre-serie non aveva ancora i paraurti ad ala). Era quello con telaio numero B24S-1002, grigio chiaro con interni rossi e i copriruota con raggi, poi sostituiti da quelli classici a disco. La “S”, dopo la sigla B24, indicava la guida a sinistra, che fu poi quella della maggior parte degli esemplari prodotti, 181 contro 59 che avevano la guida a destra (60 con il prototipo) e furono tutte costruite su richiesta.

L'EREDE Al cinema

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L’ultima, appunto, fu costruita dopo soli dieci mesi dal debutto ufficiale. La versione successiva, l’Aurelia B24 Convertibile, arrivò a gennaio del 1956, con poche modifiche alla carrozzeria e un motore leggermente più potente (120 Cv). Questa nuova versione, poi diventata diva del cinema insieme a Vittorio Gassman nel film Il sorpasso, perse il parabrezza avvolgente (sostituito da uno più convenzionale con montanti quasi verticali) e guadagnò le maniglie alle porte. Alcune delle caratteristiche che resero l’Aurelia B24 Spider celebre, insomma, non c’erano più ed è forse anche per questo che il mito di quell’auto, il cui valore oggi arriva a superare il milione di euro, non svanì mai del tutto. 

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