Archie Moore, "la vecchia mangusta" che stese Marciano

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guantoni

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Il campione che divenne grande dopo i trent'anni e affrontò tra gli altri Alì e Foreman

Paolo Marcacci

Collaboratore

3 settembre - 18:49 - MILANO

Le manguste stanno attente innanzitutto a non farsi beccare dal morso: per questo sanno resistere ai cobra. Come se non bastasse, sanno adattarsi alle situazioni, agli ambienti in cui gli tocca sopravvivere: a volte si fanno arboricole, se c'è bisogno di arrampicarsi, in altre occasioni imparano a scavare. In quel soprannome lui ci stava dentro tutto, con l'aggettivo non meno azzeccato del nome: "Vecchia mangusta", con le caratteristiche di destrezza difensiva che si trasformavano in strategie d'attacco e il concetto del tempo, inteso in ogni sua accezione: sia quello della sua durata d'atleta, all'interno della quale volle divertirsi a evitare oltre ogni previsione le punzecchiature delle lancette d'orologio, sia quello che rende indelebili un pugno d'istanti, quelli che Marciano impiegò per rialzarsi, furente, dopo aver capito di essere andato giù. 

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