Andorra, lo strano caso del centrocampista che gioca col nome di Modric sulla maglietta

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Un giovane centrocampista ha scelto di giocare con il nome del suo idolo sulle spalle, trasformando ogni partita in un omaggio al calcio che lo ha fatto innamorare

Stefano Sorce

In un calcio sempre più legato ai numeri, ai contratti e agli algoritmi, c’è ancora chi gioca per amore. Amore del pallone, dei sogni d’infanzia, e di quei campioni che da bambini si guardavano con gli occhi lucidi davanti a una vecchia TV. Pablo Molina Serafino, in arte Modric, 22 anni, centrocampista spagnolo dell’Athletic Escaldes, è uno di questi. E come si fa a non innamorarsi di una storia così?

Nel match preliminare di Conference League, vinto 2-0 contro il Dudelange, c’è stato un dettaglio che ha fatto impazzire i social più del risultato stesso: una maglia, quella dell’Athletic Escaldes, con il nome “Modric” stampato dietro. Non Luka, certo. Ma Pablo. E non per somiglianza o parentela, bensì per scelta di cuore. Perché sì, Pablo ha deciso di farsi chiamare come il suo idolo. Non per marketing, non per provocazione. Per sentimento.

Modric, il potere di un nome

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È una scelta che sa di poesia. In un calcio dove i nomi diventano marchi, lui ha scelto di trasformare il nome di un altro in promessa per sé stesso. Modric non è solo un cognome: è un simbolo di stile, di intelligenza tattica, di resistenza e classe. È un nome che Pablo Molina ha deciso di cucirsi addosso come un’armatura, come a dire: “Io sogno in grande. E il mio calcio è figlio di chi ho ammirato”.

Cresciuto a Elche, passato per le serie minori spagnole, Molina ha trovato in Andorra il suo piccolo regno. All’UE Santa Coloma prima, ora all’Athletic Escaldes. Gioca con il cuore e con la testa. E anche se il mondo sa che dietro quella scritta non c’è il numero 10 del Real Madrid, ogni tocco di palla racconta una piccola storia romantica.

E se il nome fosse davvero destino?

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I latini dicevano nomen omen, e a volte sembra vero. Pablo non ha il palmarès del vero Modric, ma ha qualcosa che oggi vale quanto (se non più) dei trofei: ha la purezza di chi crede nel calcio come una forma d’arte. Ogni partita è una lettera d’amore. Ogni maglia indossata, una dedica. E quella scritta, Modric, è una firma su un sogno che non vuole smettere di inseguire.

In un’epoca dove la genuinità si perde, la storia di Molina ci ricorda perché ci siamo innamorati di questo sport. Perché dietro a ogni bambino che calcia un pallone, c’è un nome sussurrato sotto voce. Un idolo. Un poster in camera. E, per qualcuno, anche il coraggio di trasformare quel nome in identità. Che sia in uno stadio di provincia o su un campo europeo, quello che Pablo fa è un piccolo atto di resistenza romantica: gioca a calcio come se fosse ancora un bambino che sogna di diventare come Modric. E forse, per questo, è già un po’ campione anche lui.

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