Il c.t. dei verdeoro: "Il digiuno per il Brasile dura da troppo tempo, giustamente vogliono la sesta coppa. Inter e Napoli favorite per lo scudetto ma sarà battaglia con Milan, Roma e Juve"
14 novembre - 07:53 - MADRID
"Bella la vita eh?". Madrid ha lasciato un ricordo talmente positivo in Carlo Ancelotti che parte all’attacco. La telefonata comincia così, e prosegue con una risata quando gli ricordiamo che attualmente vive a Rio de Janeiro dove ricopre la carica di ct del Brasile. A quel punto Carlo ammette che effettivamente le cose non gli vanno proprio male...
Andiamo su, si sono viste situazioni peggiori.
"Effettivamente... Si, sono felice, sto bene, sono stato accolto come meglio non potevo pensare o augurarmi. Ho tempo libero, mi diverto, mi divido tra Rio de Janeiro e Vancouver, mia moglie è contenta, ho mio figlio Davide a Rio col Botafogo, difficile chiedere di più".
Ecco. Le manca la quotidianità del club?
"Macché! Ma neanche per idea, ma no".
Appunto. E il cambio di lavoro?
"Interessante. Ora devo osservare di più. Vivo in diretta il campionato brasiliano e a distanza quelli europei visto che abbiamo una serie di collaboratori sparsi per il nostro continente. In questi mesi abbiamo seguito una sessantina di giocatori, è un lavoro diverso. E mi piace".
Questo nelle settimane tra una pausa internazionale e l’altra. E il rapporto con i giocatori?
"Ottimo. Abbiamo un gruppo di veterani molto serio, professionale, rispettato dal gruppo. L’ambiente è completamente diverso da quello di un club: in ritiro si gioca a carte, si sta insieme, si chiacchiera, i telefoni sono in secondo o terzo piano, c’è molta disciplina. I veterani tirano il gruppo e i giovani si adeguano non solo senza problemi ma con entusiasmo. C’è veramente una bella atmosfera. Non voglio sembrare romantico o nostalgico ma mi sembra di essere tornato indietro ai tempi della mia Roma, quando ci spostavamo in treno perché Liedholm non amava gli aerei. Penso sia una questione di cultura condivisa, e poi tutti parlano la stessa lingua, cosa fondamentale che aiuta a unire il gruppo. C’è un grande 'compañerismo' per dirla alla spagnola. Non c’ero più abituato ed è molto bello, una lieta sorpresa".
Ha citato suo figlio Davide. Com’è la vita da padre di un allenatore?
"Faticosa, soffro tanto a vedere le partite del Botafogo, esattamente come soffrono tutti i genitori. È un’esperienza particolare, però è bello averlo qui, siamo in famiglia".
Roma, Milano, Parma, Torino, Londra, Parigi, Madrid, Monaco, Napoli, Liverpool e ora Rio. Carlo sospira, compiaciuto.
"Un gran viaggio eh? Incredibile. Bellissimo. Ci penso spesso, che bel giro che ho fatto dietro al pallone. Sono stato un uomo fortunato, ho conosciuto tante culture. Ora sto scoprendo il Brasile dove non ero mai stato, ed è un Paese molto molto interessante. Mi chiedono sempre di disegnare l’11 con i calciatori che ho allenato, ed è impossibile. Qualche giorno fa mi hanno mandato una lista di giocatori divisi per ruolo e non se ne esce, troppi nomi, troppo talento, troppa qualità. Beh, anche per le città nelle quali ho vissuto vale lo stesso: impossibile scegliere".
Restringo clamorosamente il campo allora: la miglior carne?
"Tra Madrid e Rio".
Non mi sia democristiano.
"È così, enorme qualità nei due posti. Forse a Rio c’è più varietà perché ti portano in tavola in successione tantissimi tagli diversi e si può spaziare nel gusto. E poi qui ho riscoperto la polenta, ne fanno tanta e mi ricorda tanto la mia gioventù, è stato un piatto fondamentale nei miei anni di formazione emiliana. E una menzione speciale per la fejoada… Che spettacolo".
E il suo Brasile, inteso come squadra, com’è?
"Buona, molto buona. Abbiamo veterani di livello e giovani di qualità. E siamo circondati da una passione incredibile. Ci chiedono di vincere il Mondiale e quello proveremo a fare. Il digiuno per il Brasile dura da troppo tempo, giustamente vogliono la sesta coppa".
Già. Non vincono dal 2002. Lei nel 2013 fu chiamato da Florentino Perez per conquistare l’agognata 'Décima' Champions del Madrid. Si ricorda da quanti anni il Madrid non vinceva la sua competizione favorita?
"Dodici".
E quindi dal 2002…
"Non diciamo altro, che io sono un tipo abbastanza superstizioso. Certo che è una bella cabala alla quale non avevo pensato, dà fiducia e coraggio".
Sente molta pressione?
"Più passione che pressione. È incredibile quanto amano il calcio qui. Per il resto ora facciamo delle amichevoli, la gente sente che la squadra sta migliorando e fino al Mondiale sarà così. E poi mi faccia aggiungere una cosa".
Prego.
"L’idea che si ha del tifoso brasiliano è che sia abituato a vedere il bel calcio e che quello sia il suo primo parametro di giudizio. Beh, non è vero. Il brasiliano vuole vedere la nazionale vincere la Coppa del Mondo. Poi è chiaro che se giochi bene hai più possibilità di arrivare in fondo, ma nel 1994 e nel 2002 avevano grandi attaccanti ma si sono imposti con una difesa molto solida. E credo che sarà così anche nel prossimo Mondiale".
E l’Italia?
"Dovrà di nuovo battagliare passando dagli spareggi e quindi da un’eliminatoria complicata. Spero che riesca a qualificarsi. Deve qualificarsi. E sinceramente penso che ce la farà. Poi ci diamo appuntamento in finale: saremmo tutti felici, gli italiani, i brasiliani e io in particolare. A livello emozionale per me sarebbe meraviglioso".
Favorite al Mondiale 2026?
"Le solite. Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, Argentina, Portogallo. Ma occhio, con 48 squadre ci saranno sicuramente sorprese. Domani giochiamo con il Senegal che ha battuto 3-1 l’Inghilterra, sono fortissimi. Così come il Marocco che sta facendo benissimo. Bisogna essere pronti e preparati".
Ecco, 48 squadre. Come vede il gigantismo?
"Che dà maggiore popolarità e visibilità al movimento perché aumenta il bacino di utenza degli appassionati, e questo è positivo. A livello di competizione il calendario è ben strutturato, non aumenta molto il numero di partite: in pratica c’è un turno in più. Io mi aspetto un bel Mondiale. Vediamo cosa dice il sorteggio soprattutto a livello geografico, perché si gioca in 3 Paesi e le sedi delle partite possono incidere".
E la Serie A?
"Bella, equilibrata e con la Roma in testa, che è una sorpresa. Con Gasperini ho Wesley, e qui nel mio staff c’è Juan, ex giallorosso col quale parliamo tanto della Roma. Mi fa piacere vederla lì davanti".
Altre considerazioni?
"Il Milan sta facendo bene approfittando di un grande vantaggio, il fatto di non giocare in Europa, e della praticità di Allegri, Max ha semplificato ciò che tanti cercano di complicare. Non ci vuole molto".
E Modric?
"Sono contentissimo che stia rimanendo sui suoi altissimi livelli, e la cosa per me non è assolutamente sorprendente. Sapevo che avrebbe fatto bene perché ha l’obiettivo del Mondiale, gioca una volta a settimana e l’anno scorso nel mio Madrid è stato l’unico giocatore che non ha saltato un solo allenamento".
Come fa?
"Genetica e serietà, è semplice".
È lui che è un fenomeno o la Serie A che è un campionato per vecchi?
"Non scherziamo, rimane a un livello altissimo, è ancora uno dei migliori centrocampisti che ci sono in circolazione. Ho letto che si parla di un altro anno di contratto, può farlo senza problemi".
La Juventus?
"Ha una squadra che può competere. E ancora di più con Spalletti, anche se Tudor non aveva lavorato male. Deve trovare continuità e Spalletti con la sua esperienza gliela può dare. Il campionato italiano come ho detto è molto molto equilibrato e la cosa ridurrà il numero di punti necessari per vincere. Qui in Brasile abbiamo Palmeiras e Flamengo alla dirittura finale, hanno 68 punti e vinceranno con meno di 80. Non dico che in Italia sarà così però quella la soglia del successo sarà bassa e la cosa farà sì che siano tante le squadre che possono arrivarci, anche chi adesso è indietro può rientrare".
Mette qualcuno davanti?
"Inter e Napoli, che ha subito qualche sconfitta di troppo ma è sempre lì. E poi Roma, Milan e Juventus se la giocheranno fino alla fine".
Dopo la pausa c’è il derby a San Siro.
"Equilibrato come la Serie A. L’Inter ha mantenuto la stessa struttura e Chivu sta seguendo la stessa linea di Inzaghi. L’Inter è una squadra molto solida, come il Milan. Per questo mi aspetto una partita bloccata. In più sull’Inter va detto che è la squadra più europea che abbiamo: sta facendo benissimo in Champions dove ha vinto tutte le partite e viene dalle due finali in 3 anni. Mantiene il suo livello con grande continuità, Marotta è veramente un dirigente capace e ha fatto un grande lavoro".
Antonio Conte si è preso qualche giorno di vacanza.
"E ha fatto bene. L’allenatore subisce grandi pressioni, il nostro è un lavoro molto complicato e ci sono dei momenti nei quali hai proprio bisogno di staccare, anche solo per un attimo".
La vede come una cosa che si può in qualche modo istituzionalizzare, magari legandola alle pause internazionali?
"Si. Chiaramente va discussa tra allenatore e società. L’allenatore non stacca mai, anche quando ha pochi giocatori, è sempre lì e il riposo è fondamentale. Penso che Conte abbia aperto una strada che può essere seguita".
E il Real Madrid da lontano come si vede?
"Io lo seguo perché lì ci sono Vinicius, Rodrygo, Militao ed Endrick, quindi ho anche un occhio interessato oltre che un legame affettivo. Xabi Alonso ha iniziato molto bene, ha vinto quasi tutte le partite perdendo con l’Atletico in Liga, dove comunque è primo, e a Liverpool in Champions. Di più non poteva fare. Sono arrivati giocatori nuovi, ha trovato solidità difensiva coi rientri di Militao, Huijsen e Carreras, mi sembra molto competitivo".
E la 'sua' Champions?
"Si deciderà in primavera. Ora è difficile dire qualcosa di definitivo, la prima fase non è granché indicativa. Lo scorso anno il Paris Saint Germain si è qualificato all’ultima giornata e poi ha vinto il trofeo".
La nuova formula?
"L’idea di rendere più interessante la fase di gruppo è riuscita solo parzialmente: ci sono partite molto belle ma anche tante altre che finiscono 7-0 o 8-1. Diciamo che è contraddittorio: l’idea era positiva ma si è fermata un po’ lì e oggi come due anni fa l’interesse vero arriva con gli scontri diretti".
Chiudiamo con i Giochi Olimpici. Viene in Italia a fare il tedoforo?
"C’è la possibilità, si. La fiaccola passa in Emilia e il 19 gennaio sarà a Brescello, il paese di Peppone e Don Camillo non lontano da Reggiolo, e l’idea mi piace".
Olimpiadi e Mondiale, Carlo sogna un fantastico doblete.










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