Addio Diane Keaton, eroina delle donne libere e romantiche

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Si è spenta una luce e con Diane Keaton si è spento un sorriso, una voce, una personalità che non aveva eguali nel cinema americano dagli anni '70 a oggi. Bisogna tornare a Katharine Hepburn, del resto riconosciuta come unica fonte d'ispirazione dalla stessa Diane, per trovare un'attrice che abbia avuto la stessa capacità di rendersi rappresentativa di una femminilità indipendente e moderna.

Video Addio a Diane Keaton, l'Annie Hall da Oscar

Diane Hall era nata a Los Angeles il 5 gennaio 1946 dalla fotografa dilettante Dorothy, di fede metodista, e da Jack Hall, un ingegnere cattolico che si guadagnava la vita come agente immobiliare. Non è un dettaglio la formazione religiosa dei genitori, giacché alla ragazza, fin da bimba, fu insegnato a separare la passione per lo spettacolo dalle forti convinzioni morali e personali. Andava al cinema e amava il teatro; adorava le commedie e nella Hepburn trovò subito un modello, con quella mascolinità sfrontata unita alla dolcezza intima, l'indifferenza per le convenzioni anche nel vestire, il sorriso inatteso e contagioso. Viveva nella "città degli angeli", era brava a cantare. Si mise d'impegno a studiare recitazione e, dopo un anno di scuola, si trasferì a New York per debuttare a teatro.

Il suo primo agente le cambiò il nome, pensando che Keaton facesse intendere una lontana parentela con il grande Buster Keaton e le evitasse l'omonimia con un'altra aspirante attrice che si chiamava Diane Hall, proprio come lei. Si formò il metodo Meisner che la spingeva a sentirsi parte di un gruppo in scena, tutto il contrario del "metodo" che nello stesso periodo caratterizzava l'Actor's Studio.

 "Io ho sempre bisogno di tutti - ha sempre ammesso - in palcoscenico sono brava se chi ho di fronte mi stimola e mi accompagna oltre il mio limite". A Broadway debutta nel '68 con un ruolo nel musical corale "Hair" del Living Theater, mentre l'anno dopo ottiene un riconoscimento personale (candidatura al Tony Award) in coppia con Woody Allen nella pièce "Provaci ancora Sam".

 Il debutto al cinema di Diane Keaton è datato 1970 con "Amanti e altri estranei" di Cy Howard e da allora il cinema si innamora di lei. A notarla per primo è Francis Coppola che la impone nel cast de "Il Padrino" (1972) per il ruolo di Kay, l'americanissima moglie di Michael Corleone (Al Pacino). La seconda parte della saga, nel 1974, resta una delle sue più intense interpretazioni, specie nelle scene in cui il conflitto con il marito diventa insanabile. Intanto però ha seguito Allen nell'adattamento di "Provaci ancora Sam" per il grande schermo, firmato da Herbert Ross nel '72 e con questo ottiene la consacrazione. I due formano una coppia invidiata e anomala nei circoli intellettuali di Manhattan e sembrano indivisibili anche nella vita. Anche i suoi compensi lievitano dai 35.000 dollari del "Padrino", ma la gloria è ancora dietro l'angolo. Con Allen reciterà in sette film, anche dopo la loro separazione, e per Woody rimarrà "sempre il più grande amore" della sua vita. Si tratta di una complicità che andava anche oltre l'amore ("Eravamo come un comodo divano a due piazze, in cui ognuno stava a suo agio"), tanto che Diane accettò di rimpiazzare Mia Farrow in "Misterioso omicidio a Manhattan" nel 1993, poco dopo il burrascoso divorzio tra lui e Mia.

Il 1978 segna l'anno dell'apoteosi: Allen scrive per lei "Annie Hall" chiamando il personaggio col vero cognome di Diane (che ha sempre voluto chiamare Annie quando stavano insieme). Il film viene dopo ottimi successi come "Il dormiglione" e il delizioso "Amore e guerra", ma conquista i cuori di uomini e donne in tutto il mondo, oltre a quelli dei votanti dei Golden Globes e dell'Academy che le assegnano il premio come migliore attrice dell'anno. Intanto si è messa alla prova con un ruolo drammatico e anticonvenzionale ("In cerca di Mr. Goodbar" di Richard Brooks), appare in "Manhattan" (il capolavoro di Allen), fa coppia anche nella vita con Warren Beatty che la dirige in "Reds", lasciato per una breve relazione con Al Pacino che è con lei anche nella terza parte de "Il Padrino" del 1990.
 

A quell'epoca Diane Keaton è già un'icona, incarna la donna degli anni '70 che da allora è diventata modello: va sul set con il suo guardaroba personale, si veste volentieri da uomo ma con vezzosi cappellini anni '30, porta i pantaloni come la Hepburn, parla di libri, filosofia, religioni e politica con competenza e leggerezza. Dagli anni '80 in avanti sceglie i film adattandoli sempre più chiaramente ad una personalità libera, in pubblico come in privato.

Dopo l'Oscar per "Io e Annie" è stata altre tre volte a un passo dal massimo premio con "Reds", "La stanza di Marvin", "Tutto può accadere" e non si contano le candidature ai Golden Globes o i premi internazionali, compresi due David di Donatello (l'ultimo, alla carriera, nel 2018). Diane Keaton è stata una presenza anche nella tv americana, fino a "The Young Pope" di Paolo Sorrentino nel 2016, e più volte si è messa alla prova come regista: "I segreti di Twin Peaks" per David Lynch e quattro film tutti suoi tra cui il notevole "Avviso di chiamata" nel 2000.

Alla fine però tutta la sua carriera, che ha nella commedia romantica la massima espressione, è modellata su un'idea della vita che non faceva sconti né al successo né alle mode del momento. Non si è mai sposata, ma ha adottato due figli fieramente voluti tra il 1995 e il 2000: Dexter e Duke. Amava la California, ha adorato New York, è sempre appartenuta a un' America libertaria e anticonformista che viveva di ideali, utopie, passioni e belle lettere. Si vedeva come un'eterna scolara, sempre pronta a imparare, desiderosa di mettersi alla prova, felice di scommettere su un domani ancora da scrivere. Nessuno come lei ha saputo dare senso a un'esistenza al femminile fiera della propria diversità e capace di non fare mai un passo indietro di fronte all'arroganza maschile. Le donne di oggi riconoscono in lei un volto antico, una risata modernissima, una volontà di ferro. Tutto il contrario della star, tutto il meglio di una donna libera, sempre e comunque.
   

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