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Un ospedale pediatrico e una Academy per piccoli calciatori. È il modo scelto dall’ex difensore del Napoli affinché i bimbi del suo Senegal non siano costretti a emigrare. Come successo alla sua famiglia
Antonio Giordano
20 settembre - 00:16 - MILANO
Nei lunghi pomeriggi dell’infanzia c’erano favole che sussurravano la realtà: e fu ascoltando mamma e papà, entrambi aggrappati a quelle terre assai lontane, che Kalidou Koulibaly, un giorno poliglotta, lo promise a se stesso... Questa è una storia che parte da lontano, dalle origini d’una famiglia costretta a emigrare: e in quel percorso interminabile - sudore e sacrificio mescolati come malta con la dignità - un bimbo decise di spingersi oltre le periferie e i frammenti nitidamente confusi d’un Paese che gli era stato sottratto. Per andarsene dolcemente da Saint-Dié-des-Vosges sino a Ngano c’è voluto un tempo lungo e indefinibile, ma in questo infinito zigzagare, aspettando che “accadesse”, il richiamo di quel mondo ha pulsato a ritmo continuo, come un’eco dell’anima.