Zaccardo: "La mia autorete ci fece vincere il Mondiale. E ho consigliato io Kvara al Napoli"

9 ore fa 2

L'ex difensore di Milan e Parma: "Persi il posto, ma Lippi mise Grosso. Cannavaro ct dell'Uzbekistan? È nato da una mia battuta"

Francesco Pietrella

Giornalista

21 ottobre - 08:42 - MILANO

Il salto generazionale di Cristian Zaccardo va dallo sfondo nero del televideo al verde chiaro di WhatsApp. Da quando ha imboccato la via dell’agente si illumina di continuo. "Vent’anni fa aggiornavo il televideo per controllare le convocazioni in Nazionale, ora viaggio a caccia di talenti. Ma quando torno a casa e vedo la replica della Coppa del mondo sulla mensola, beh… penso che poteva andare peggio". E se la ride. L’ultimo volo l’ha portato in Uzbekistan insieme a Fabio Cannavaro, il nuovo ct della nazionale di quel Paese.

Com’è nata l’operazione?

"A fine agosto io, Cannavaro, Materazzi e altri siamo stati invitati dalla federazione a visitare il nuovo centro sportivo. Quando eravamo lì, come battuta, dissi: 'Ma perché non prendete Fabio?'. Lo hanno chiamato un paio di settimane dopo".

E con Kvara a Napoli come andò?

"Nel 2020 divoravo Wyscout. Kvicha era il giocatore con più dribbling tentati d’Europa, davanti a Messi e a Neymar. A febbraio 2021 incontrai il suo entourage a Mosca. Edoardo De Laurentiis mi chiese di suggerirgli due in grado di fare la differenza e gli feci i nomi di Moises Caicedo e di Kvaratskhelia. Scelsero di trattare il georgiano. Direi che è andata bene".

Ha mai pensato di fare l’allenatore?

"No. Amo il mercato, ero indeciso se proseguire come direttore sportivo o come agente Fifa. Chiesi a Galliani di iniziare nel Monza, anche gratis, ma stavano bene così. Alla fine, ho scelto di fare l’agente. Vivo tra Milano e Fano e mi diverto coi miei figli, Ginevra e Nicolò. Lui fa la punta e gioca in Promozione. Quando lo vedo mi viene voglia di giocare, ma non ce la faccio più".

E lei che bambino è stato?

"Uno che voleva fare il calciatore e ci è riuscito. Ho iniziato a Spilamberto, il mio paese, poi a 10 anni arrivai al Bologna. I miei avevano un ristorante, poi hanno aperto una stireria. Ogni tanto gli davo una mano. Non mi hanno fatto mancare nulla". 

A vent’anni era già titolare nel Bologna.

"A novembre 2000 stavo per andare a Siena, ma Guidolin mi convinse a restare. Il 22 dicembre 2001, il giorno dopo il mio ventesimo compleanno, segnai il primo gol contro la Lazio. Il secondo arrivò un anno dopo... sempre con la Lazio. Mazzone mi bacchettava: 'Ao’, te devi svejà'. Ero in camera con Nakata. Prima delle partite faceva dozzine di quiz sulle lingue".

Palermo cos’ha rappresentato?

"Lì sono diventato uomo. Io, Barzagli, Barone, Grosso, Toni. Dal Barbera al Mondiale vinto insieme. Il primo gol in nazionale lo segnai al Barbera contro la Slovenia. La gara che ci diede la certezza della qualificazione in Germania. Gli anni più belli".

Inutile chiederle il migliore, però.

"Il 2006-’07. Ho conosciuto la mia compagna, ho vinto il Mondiale, segnai 5 gol e nacque mio figlio. Scoprii la convocazione guardando il televideo. Finché non hai la conferma sei sempre all’erta".

Le fa male essere ricordato per l’autogol contro gli Stati Uniti?

"Certo. Senza quell’autorete sarei rimasto titolare a scapito di... Grosso. Ma magari non avremmo vinto il Mondiale". 

  (L to R) Simone Barone, Fabio Cannavaro and Cristian Zaccardo of Italy celebrate with the world cup trophy after the FIFA World Cup Germany 2006 Final match between Italy and France at the Olympic Stadium on July 9, 2006 in Berlin, Germany.
  (Photo by Ben Radford/Getty Images)

È ancora convinto che l’autorete portò fortuna?

"Lo dice la storia. Dopo Italia-Stati Uniti Lippi mise Zambrotta a destra e Grosso a sinistra. Doveva andare così. Vale lo stesso discorso per Nesta: al suo posto entrò Materazzi. Contro il Ghana, comunque, giocai alla grande".

È vero che qualche giorno dopo infilò di nuovo Buffon?

"Sì, tant’è che Gigi, scherzando, disse 'e che cavolo, basta'. Era un grande gruppo: quando uscirono le notizie su Calciopoli Lippi ci chiuse in una stanza e ci disse di pensare solo a noi".

Come passò la notte della finale?

"Andai a dormire all’una. Dissi ai miei amici che un’eventuale vittoria avrebbe cambiato la mia vita per sempre".

Chi è che scrive di più nella chat del 2006?

"Buffon. All’inizio non scriveva mai perché doveva restare concentrato anche a più di quarant’anni, ora risponde sempre".

during the Serie A match between Juventus FC and AC Milan at Juventus Arena on February 7, 2015 in Turin, Italy.

E lei che calciatore è stato?

"Un difensore atipico a cui piaceva far gol. Avrei meritato prima una grande squadra. Ci sono arrivato a 33 anni, in un Milan in ricostruzione. Ricordo Donnarumma che a 16 anni parava già tutto. 'Ma da dov’è uscito?', ci chiedevamo".

Un rimpianto?

"Lasciare il Wolfsburg nel 2009, da campione di Germania. Rinunciai ai soldi per rientrare in Italia e tornare in Nazionale. Nel 2011, poi, ci fu un contatto con la Juve, ma non se ne fece nulla".

Nel 2014 disse no al ritorno al Parma.

"Al Tardini sono stato da dio, ma avevo sensazioni negative sulla società e dissi che non me la sentivo. Galliani si arrabbiò e virò su Bonaventura. Alla fine, andò come dicevo io: Galliani mi disse scherzando che sarei diventato il suo agente di borsa".

Come mai nel 2017 si offrì ai club attraverso LinkedIn?

"Arrivavo da un anno disastroso a Vicenza concluso con la retrocessione, il mio procuratore era sparito. Mi arrivarono offerte da tutto il mondo, ma scelsi Malta per stare più vicino".

Oggi è un uomo felice?

"Sì. Ho due figli, una bella carriera alle spalle e un presente da agente. Cancellerei una sola cosa...".

Intuibile.

"Sì, quel maledetto autogol".

Leggi l’intero articolo