Una giornata all’interno della filiale italiana, dove vengono forgiati i nuovi modelli e dove prendono vita le trasferte del team MotoGP
Un dietro le quinte oggi per giornalisti e media, domani, chissà, magari anche per il pubblico. È quanto messo in atto al Yamaha Campus di Gerno di Lesmo (MB), in occasione dell’evento Two Yamahas, One Passion. Qui, Yamaha Music Europe e Yamaha Motor Europe hanno unito le forze mostrando il duro lavoro che sta dietro ai successi commerciali in ambedue i campi. Un’esperienza unica e immersiva riflettendo i valori condivisi tra Yamaha Corporation, leader mondiale negli strumenti musicali e nell’innovazione audio, e Yamaha Motor, pioniere nella mobilità e nell’innovazione ingegneristica.
Passione e creatività
—
A fare gli onori di casa a Gerno di Lesmo sono stati Olivier Prévost, presidente e Ceo di Yamaha Motor Europe, e Raffaele Volpe, direttore di di Yamaha Music Europe. Un evento che s’inserisce in un contesto particolare per Yamaha Motor, che proprio nel 2025 compie 70 anni. La sede brianzola ospita anche Yamaha Motor Racing (Ymr) e Yamaha Motor R&D Europe (Ymre), due realtà diverse tra loro ma quantomai interessanti da osservare da vicino. Passione e creatività sono i motori che animano il lavoro delle persone al Campus, dove tecnologia all’avanguardia e maestria artigianale si fondono per realizzare prodotti e servizi eccellenti. Il tutto con un tarlo in testa: trasmettere il Kando, parola giapponese traducibile come quella profonda sensazione di soddisfazione ed entusiasmo che si prova quando ci si trova davanti a qualcosa di eccezionale.
Musica, maestro
—
Per i meno avvezzi alle note musicali – quelle vere, non quelle provenienti dagli scarichi delle moto – bisogna sapere che il marchio giapponese è un colosso mondiale nel campo musicale, al pari se non superiore a quello delle due ruote. Yamaha Music produce praticamente quasi tutti i tipi di strumenti conosciuti su questo pianeta. L’esperienza musicale ha ripercorso la storia di Yamaha Corporation dalla sua fondazione, avvenuta il 12 ottobre 1897, per poi virare su alcuni degli strumenti che hanno contribuito in maniera significativa al successo internazionale del brand, come il DX7, il più famoso sintetizzatore al mondo, nato nel 1983 e usato da vere e proprie icone della musica come U2, Queen, Elton John e così via. Il recording piano, invece, è stato inventato nel 1986 e la sua peculiarità è quella di replicare in modo del tutto fedele una singola prestazione precedentemente registrata. Non viene replicato il suono, bensì la pressione sui tasti del pianoforte. In questo modo non solo si assiste a una “magia”, che consiste nel vedere il piano lavorare in modo totalmente autonomo e non subordinato alle azioni di una persona, ma si duplica pari pari la performance registrata. Un moderno pianoforte dotato delle più recenti tecnologie può superare di slancio i 200.000 euro.
Dove si accendono i motori
—
L’esperienza Yamaha Motor è stata un vero e proprio viaggio nella storia dell’azienda dalla sua fondazione, il 1° luglio 1955, attraverso l’esposizione e il racconto dei modelli più iconici, che hanno avuto un grande impatto in Europa. Yamaha RD 350, il trittico Yzf-R6, R7 e R1 di fine Novecento e il Super Ténéré degli anni d’oro della Parigi-Dakar sono solo alcuni esempi del parterre presente nella specifica zona espositiva. Quantomai interessante, durante la visita al reparto ricerca e sviluppo, il processo creativo e progettuale con cui Yamaha Motor sviluppa prodotti pensati per soddisfare i gusti e le esigenze dei clienti europei. I designer modellano lo stile sulla base tecnica nuda e cruda di motore, telaio, telaietto, forcellone, ruote, sospensioni e ben poco altro. A fare da cavia per gli esperimenti dei media è stata scelta una Tracer 7: il risultato ottenuto, sperimentando e giocando con un materiale vicino all’argilla per constatare come mutasse l’aspetto della moto apportando modifiche in determinate zone, non è neanche lontanamente paragonabile allo sforzo dei designer professionisti. Ma, perlomeno, ha dato una vaga di idea della complessità che questo processo richiede, dal momento che trattasi di un processo in grado di durare anche svariati mesi.
Qui corse
—
Proseguendo la narrazione relativa alle due ruote, l’esperienza ha dato modo di osservare da vicino le Yamaha da gara che hanno scritto pagini importantissime di storia. Di Valentino Rossi sono esposte le M1 del 2004, 2005, 2007 e 2008, mentre di Jorge Lorenzo è sotto i riflettori quella del 2015, l’anno della sfida infinita con il Dottore. Dedicato al fuoriclasse di Tavullia c’è anche una parete che riassume, in numeri, tutti i successi del numero #46 nel suo periodo in Yamaha, mentre di Fabio Quartararo è esposta la moto con la quale ha vinto il suo unico (per ora) titolo in MotoGP. Ma è stata anche l’occasione di vedere da vicino l’organizzazione MotoGP di Ymr. Sempre in ottica racing, non potevano mancare chicche come livree speciali, compresa quella bianco-rossa con cui Ben Spies vinse la sua unica gara in MotoGP, Assen 2011. Rappresentate anche le altre categorie, come la Superbike con un esemplare della moto di Toprak Razgatlıoğlu e la serie MXGP con la YZ250F di Maxime Renaux con la quale vinse il Mondiale MX2 nel 2021. In quest’ala del Campus è stata anche l’occasione per cogliere i più interessanti aspetti in merito di sviluppo e tecnologie Yamaha per il mondo racing anche nei campi Supersport e Rally.