Unicredit: il Tar limita il golden power sull'Ops su Banco Bpm

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Il Tar del Lazio ha accolto parzialmente il ricorso con il quale Unicredit contestava la legittimità del 'golden power' esercitato dal governo per l'Ops su Banco Bpm. Due punti del Decreto della presidenza del Consiglio che ha varato lo scudo sull'offerta per tutelare la sicurezza nazionale in materia bancaria sono stati 'bocciati' e altri due ritenuti invece legittimi.

Due gli specifici punti annullati: il primo impone di "non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impeghi/depositi praticato da Banco BPM e UniCredit in Italia, con l'obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e PMI nazionali", riferimento al profilo temporale; il secondo sull'obbligo di mantenere il livello del portafoglio di project finance.

Nessun rilievo invece sulla prescrizione del Dpcm che impone l'uscita dalla Russia di Unicredit e sulla necessità di mantenere gli investimenti in asset italiani di Anima. Ora, tra pareri legali contrasti, la palla potrebbe passare al governo per varare un nuovo Dpcm.

Ma, in ogni caso, il termine dell'offerta del 23 luglio appare molto vicino perché per quella data ci possa essere un quadro chiaro. "Il governo accoglie con favore la sentenza che conferma in larga parte la legittimità e dunque l'impianto del Golden Power in particolare nei suoi punti qualificanti: l'obbligo per UniCredit della dismissione degli asset in Russia entro 9 mesi e il mantenimento dei titoli italiani in Anima", affermano fonti del ministero dell'Economia e delle finanze dopo la sentenza del Tar.

"Viene dunque riconosciuta la sicurezza economica come elemento di sicurezza nazionale: un principio fondamentale che è alla base del Golden Power in questione e che sarà sempre più importante anche in futuro", viene precisato dalle fonti del Mef. La possibile preda dell'operazione lanciata dalla banca guida da Andrea Orcel, cioè il Banco Bpm, aggiunge che la decisione del Tar conferma "il corretto operato del governo e, in particolare, viene confermata la sostanziale legittimità delle prescrizioni contenute nel Dpcm del 18 aprile" per l'esercizio del golden power.

L'istituto di piazza Meda auspica anche che Unicredit "faccia chiarezza sulle proprie intenzioni in merito a un'Ops, che si chiuderà dopo oltre 8 mesi dall'annuncio". In piazza Gae Aulenti si sta analizzando la lunghissima sentenza e comunque ogni decisione di come muoversi sarà ovviamente competenza del Consiglio di amministrazione, che potrebbe venir convocato anche in tempi brevi. Per ora i manager commentano in riunioni con i legali una sentenza nella quale per la prima volta la giustizia amministrativa 'stoppa' sui contenuti, anche se solo parzialmente, un provvedimento di golden power del governo.

L'orientamento è che la palla sia ora nel campo dell'esecutivo, che secondo i legali di Unicredit dovrebbe per forza emettere un nuovo Dpcm per accogliere il contenuto della decisione del Tar. Nel dettaglio la 'sentenza' della giustizia amministrativa, contenuta in un complesso provvedimento, ritiene validi i tempi per l'uscita delle attività finanziarie di Unicredit nella Federazione Russa, un punto particolarmente delicato. Anche nella sua eventuale attuazione, visto i molti paletti messi in vicende simili dal governo e dalla presidenza di Mosca.

Poi, a complicare il quadro, c'è il confronto, sempre sul golden power per l'Ops di Unicredit, che il governo attende dalla Commissione europea. Per ora Bruxelles, il cui orientamento non appare favorevole all'applicazione dei poteri speciali in questa materia, ha preso tempo, ma la chiusura del confronto è atteso a breve. Anche per poter rispettare i tempi di questa combattuta Ops.

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