Unicredit-Bpm, dagli sportelli alla Russia: tutti i paletti del governo

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"Unicredit riferisce che si prenderà il tempo necessario per analizzare nel dettaglio l'impatto di tali condizioni"

Unicredit-Bpm, dagli sportelli alla Russia: tutti i paletti del governo. Il Governo esercita i poteri speciali previsti dal regime del golden power sull’operazione di fusione tra UniCredit e Banco Bpm: approva l’operazione ma con una serie di prescrizioni il cui contenuto, al momento, "non risulta pienamente definito o di facile interpretazione", secondo quanto riportato da Unicredit.

La risposta di Unicredit

Unicredit riferisce che si prenderà il tempo necessario per analizzare nel dettaglio l'impatto di tali condizioni, valutandone la sostenibilità sia per la società che per i suoi azionisti, oltre che le eventuali ricadute sull’intera operazione di fusione La banca si riserva inoltre di interloquire, se necessario, con le autorità competenti per chiarire gli aspetti più critici.

I paletti... sì ma quali sono? Le indiscrezioni...

Secondo indiscrezioni apprese dall’Adnkronos da fonti a conoscenza del dossier, tra i punti fermi richiesti dal governo vi sarebbero la definizione del perimetro di un’eventuale cessione di sportelli e il rapporto impieghi-depositi. Un altro nodo centrale, sempre secondo fonti vicine al dossier, riguarda la presenza di Unicredit in Russia: l’esecutivo avrebbe sollecitato una rapida uscita dal Paese.

Cosa è il Golden Power

Attraverso il golden power il governo può bloccare o imporre condizioni a specifiche operazion. Giova ricordare che le norme sul Golden Power sono nate per proteggere asset strategici. Durante il Covid la loro applicazione è stata estesa (prima come misura temporanea e dal 2022 come regola stabile) al settore bancario, già sotto la vigilanza della Bce.

Ma il principio di nazionalità serve davvero?

Gabriele Nuzzo, professore di diritto commerciale alla Bicocca di Milano, spiega all'Adnkronos che a differenza di quanto avviene in altri settori, come la difesa o l’agricoltura, dove l’applicazione del Golden Power si basa sulla sicurezza nazionale, nel settore bancario il criterio è più ampio: il potere di veto del Governo è posto a presidio di interessi essenziali dello Stato, sicurezza pubblica e ordine pubblico. Nel settore finanziario, creditizio e assicurativo, spiega il professore, il Golden Power può essere esercitato indipendentemente dalla nazionalità del soggetto acquirente. Anche investitori italiani che puntano ad acquisire asset strategici in questi settori potrebbero incontrare il veto, benché le implicazioni giuridiche restino complesse e controverse.

Presupposti controversi..

La stabilità finanziaria, che emerge come potenziale giustificazione per l’esercizio del Golden Power, è questione spinosa, spiega Nuzzo. Si potrebbe sostenere che essa rientri nel concetto di ordine pubblico, ma il diritto comunitario, continua il professore, tende a escludere motivazioni economiche, come la salvaguardia di una banca “fiore all’occhiello” dell’economia nazionale, dall’ambito di intervento statale. Il controllo della stabilità patrimoniale e finanziaria degli istituti bancari europei, spiega, è peraltro già garantito dalla vigilanza della Bce, che valuta le operazioni di concentrazione secondo standard rigorosi.

Occhio alla Bce..

Ogni fusione o acquisizione nel settore bancario, spiega Nuzzo, è soggetta al vaglio della Banca Centrale Europea (Bce), che analizza precisi indici di adeguatezza e stabilità patrimoniale delle banche coinvolte, assicurandosi esse che rispettino le regole dei Basel Accords. Un'operazione, dice, che non soddisfi tali criteri non potrebbe proseguire, indipendentemente dall’intervento del governo nazionale. Questo sistema di vigilanza multilivello, afferma, riduce ulteriormente le possibilità di invocare il Golden Power per motivi di stabilità finanziaria.

Diritto Ue, C'è qualche rischio?

L’esercizio del Golden Power, afferma, in circostanze non conformi ai parametri europei potrebbe esporre l’Italia a una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea. In passato, alcune decisioni italiane su settori definiti strategici sono state contestate a livello comunitario, evidenziando i limiti di un intervento troppo ampio o non proporzionato. Qualsiasi decisione deve quindi essere giustificata nei minimi dettagli per evitare ricadute legali ed esporre l'Italia a una procedura di infrazione. (di Andrea Persili)

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