Bufera in maggioranza sulla proposta di legge targata FdI che riforma i condomini. Amministratori laureati e iscritti a un albo, nuove figure di revisori, divieto di pagamenti in contanti: questi i punti nevralgici della pdl firmata da Elisabetta Gardini e da altri dieci deputati meloniani.
Ma sono tante le critiche al testo, che mettono nel mirino soprattutto l'articolo 7 in cui si prevede che i creditori possano "agire sulle somme disponibili sul conto corrente condominiale per l'intero credito vantato e, in via sussidiaria, sui beni dei condomini nella misura della morosità di ciascuno". "Per il residuo debito, - si aggiunge nel testo - i creditori possono agire nei confronti dei condomini in regola con i pagamenti".
Un passaggio contro cui si scagliano le opposizioni, ma che agita anche i partiti di governo. Netto l'altolà della Lega alla proposta, mentre FI rilancia con una sua pdl. E una brusca frenata arriva anche dal capogruppo di FdI Galeazzo Bignami. "Trattandosi di una proposta in discussione come molte altre, - sottolinea - è indispensabile un confronto tra tutti i soggetti interessati in grado di costruire una posizione di buon senso a tutela della casa degli italiani, senza la quale Fratelli d'Italia ritiene che non potrà proseguire il suo iter".
Parole che lasciano intendere una cammino ancora lungo e per niente scontato. Mentre tra le fila del partito, c'è chi esprime più di qualche disappunto per una proposta che viene considerata come una fuga in avanti non concordata nel gruppo.
Chi la difende, invece, spiega che soprattutto la norma sui creditori è stata travisata. "Esiste già", fa notare qualcuno. Che rimanda al "vincolo di solidarietà tra condomini, presente già nella legge del 2012". "Aspettiamo che si posi la polvere della tempesta, poi dopo le feste torniamo a discuterne serenamente", è il ragionamento diffuso tra i firmatari. Ma la tensione, in maggioranza, resta alta.
"Niente nuove norme, nuova burocrazia per i condomini e per gli inquilini che adempiono al loro dovere", attacca il vicepremier Matteo Salvini. Che invita a rivedere il testo. "No a progetti di legge che aumentano le spese condominiali, moltiplicano gli obblighi amministrativi e finiscono per penalizzare i cittadini onesti, favorendo invece i furbetti del condominio", incalza il deputato leghista Alberto Gusmeroli.
Nella fila della Lega la preoccupazione è per l'aumento dei costi a carico dei condomini, che si accompagna a un giudizio "molto negativo" non solo nel merito ma anche nel metodo. "No a misure calate dall'alto, sì all'ascolto delle categorie", è il refrain. Mentre il senatore Roberto Rosso annuncia una riforma di Forza Italia sul tema, a disposizione della coalizione a partire da gennaio. Nel segno "della semplificazione, della buona gestione e della riduzione dei costi in capo ai condomini". E anche Maurizio Lupi di Noi Moderati si dice disponibile a un "confronto in maggioranza", purché la riforma "semplifichi e non penalizzi chi è in regola".
Dalle opposizioni, invece, parte l'offensiva. Di "maggioranza nel caos" parlano sia il leader del M5S Giuseppe Conte che la capogruppo del Pd Chiara Braga. "I condomini - incalza il leader pentastellato - devono pagare anche per i morosi e si sono inventanti che gli amministratori di condominio devono avere la laurea. Allora introduciamola anche per i ministri e per chi vuole fare il premier". Mentre Braga attacca "norme sbagliate che penalizzano chi è in regola, premiano furbi e morosi e aprono valanghe di ricorsi".
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