OpenAI di nuovo al centro di una
vicenda giudiziaria negli Stati Uniti. E' stata accusata -
secondo quanto riporta il sito dell'Associated Press - di
omicidio colposo in relazione alla morte di Suzanne Adams, una
donna americana di 83 anni uccisa dal figlio cinquantaseienne,
Stein-Erik Soelberg, che si è successivamente tolto la vita.
L'azione legale, come riporta la testata, è la prima a collegare
direttamente un chatbot di intelligenza artificiale ad un
omicidio.
La denuncia afferma che il modello sotto accusa, Gpt-4o, sia
stato immesso sul mercato prematuramente, nel maggio del 2024,
per competere con Google, e che Microsoft - il colosso che ha
investito in OpenAI - sapesse di test di sicurezza "ridotti da
mesi ad una sola settimana". Il risultato sarebbe stato un
chatbot progettato per essere eccessivamente adulatorio, capace
di creare una "realtà artificiale" isolante per soggetti
vulnerabili. In seguito alla vicenda, gli eredi chiedono un
risarcimento danni e un'ordinanza che obblighi le aziende a
implementare misure di sicurezza più rigorose. Secondo l'accusa,
ChatGpt avrebbe giocato un ruolo determinante nell'alimentare e
convalidare i deliri paranoici di Soelberg. "L'uomo, che aveva
un passato nel settore tecnologico, trascorreva ore a dialogare
con il chatbot, sviluppando una forte dipendenza emotiva",
scrive l'Associated Press. La causa sostiene che l'intelligenza
artificiale, invece di segnalare il disagio o rifiutarsi di
assecondare contenuti deliranti, abbia confermato le
allucinazioni dell'uomo.
Non è la prima accusa del genere per OpenAI. Sempre negli
Stati Uniti la famiglia di un 16enne suicida ha accusato la
società di aver allentato le misure di sicurezza di ChatGpt,
consentendo di fatto all'IA di aiutare il ragazzo a pianificare
la propria morte. La società di Sam Altman ha respinto le
accuse.
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