Tumori, in Italia si muore di meno rispetto all'Europa: cali drastici per polmoni e stomaco

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Il 14,5% negli uomini e il 5% nelle donne. Questa è la stima del calo di mortalità per tumore in Italia tra il 2020 e il 2025. Siamo ai vertici nella classifica della sopravvivenza dopo una diagnosi di cancro, e non solo rispetto alla media dei Paesi del Vecchio Continente. (-3,5% negli uomini e -1,2% nelle donne), sempre nello stesso periodo. I numeri dicono che precediamo la Francia (-10,4% e -2,8%), la Germania (-9,5% e -8,1%) e la Spagna (-7,7% e -1,8%), solo per citare realtà simili alla nostra. Ma attenzione: se le cifre portano a vedere il bicchiere mezzo pieno, con una riduzione vicina ad un quarto dei decessi per tumore del polmone e dello stomaco, bisogna guardare con attenzione al futuro. Il Servizio sanitario nazionale funziona, eccome. Ma per continuare su questa strada e assicurare le cure migliori a tutti, ci vogliono persone formate e risorse. A disegnare presente e futuro della sfida ai tumori sono gli esperti dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), nella conferenza stampa ufficiale della società scientifica al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo), che si apre a Berlino.

Il valore di prevenzione e screening

Raccogliere, e soprattutto analizzare i dati, è basilare per studiare la situazione che certo fa riflettere: in totale si stima che, nel 2025, circa 1.280.000 persone moriranno a causa di un tumore nell'Unione Europea e 176.000 in Italia. Ma la prevenzione conta. E molto. Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione Aiom, dice che “il 40% dei casi di tumore può essere evitato seguendo stili di vita sani”. Quindi è basilare puntare su prevenzione primaria, programmi di screening e progressi delle cure. A ricordarlo è Francesco Perrone, Presidente Aiom, che rivela come il drastico calo di mortalità per cancro del polmone sia collegato al costante calo dell'abitudine al fumo negli uomini. Non solo. Il controllo dell'infezione da Helicobacter pylori ha modificato la storia del tumore gastrico. Ma c'è di più. “Il nostro Paese fa registrare percentuali di adesione agli screening per i tumori della mammella e del colon-retto superiori alla media europea – segnala Perrone. In particolare, la partecipazione alla mammografia raggiunge il 56% e al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci il 39%, rispetto al 54% e 36% in Europa”. Punti deboli in questo scenario? Possibili criticità nella disponibilità di risorse e personale per fare fronte alle richieste di assistenza del numero di persone in costante crescita che convivono con il cancro, in uno stato di cronicizzazione della malattia.

Professionalità su misura

Come rispondere ai bisogni? Sostanzialmente, oltre a formare “Oncology Clinical Scientist” che portino in clinica l'esperienza traslazionale, occorre pensare anche a figure professionali nuove. Lo sottolinea Giuseppe Curigliano, Presidente eletto Esmo e membro del Direttivo Nazionale Aiom. “Stiamo assistendo a una progressiva carenza di tutti gli operatori professionali che lavorano nell'ambito dell'oncologia, dai radioterapisti, agli anatomopatologi, ai chirurghi. Vanno incluse le nuove tecnologie nella gestione clinica dei pazienti, a partire dall'intelligenza artificiale, che avrà un ruolo sempre più rilevante. In Italia sono stati istituiti i Molecular Tumor Board a livello regionale, iniziativa molto importante vista l'utilità dei test di sequenziamento genomico in oncologia. Ma serve ancora un enorme sforzo organizzativo, culturale ed economico, per garantire un rapido accesso alle terapie che assicurino un reale miglioramento sia della sopravvivenza che della qualità di vita. Le iniziative di Ema e, recentemente, di Aifa di applicare il modello di Hta, il sistema multidisciplinare che consente di valutare la congruità dei prezzi in rapporto ai benefici terapeutici, sono decisive perché porteranno ad approvare i farmaci che hanno più valore”.

L'importanza delle Reti Oncologiche

Gli esperti richiedono la massima attenzione per non creare disequità regionali. “Occorre completare l'implementazione ottimale delle reti oncologiche regionali che mettano a sistema tutte le strutture del territorio – spiega Massimo Di Maio, Presidente eletto Aiom. Circa la metà delle Regioni dispone di una rete oncologica regionale funzionante, ma la mancanza di uniformità dei sistemi organizzativi, tra le varie aree, crea disparità”. Il tutto, nell'ambito di una tendenza che porta a creare modelli con ‘mini-reti' dedicate a una particolare forma di cancro. “Si tratta di un percorso virtuoso, in sé, per chi si ammala di quello specifico tipo di tumore – ricorda Di Maio. Ciononostante, noi siamo preoccupati perché, se questo diventa il modello prevalente, e in alcune Regioni lo è già, si possono creare disequità per chi è colpito da altre forme di cancro”.

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