Jonathan Milan chiude in maglia verde
il Tour de France, vincendo la classifica a punti la corsa che
incorona Tadej Pogacar. "Un risultato storico, non trovo altre
definizioni", dice il presidente della Federciclismo, Cordiano
Dagnoni, volato a Parigi stamattina per rendere omaggio al
ciclista italiano.
Storico "perché arriva dopo tanti anni e perché - spiega Dagnoni
- lo ottiene un ragazzo cresciuto sulla pista, con la maglia
della Nazionale addosso, cosa che per noi è grande motivo di
orgoglio".
"Non ho dubbi, per me è il miglior velocista del mondo",
disse Dagnoni in tempi non sospetti. Le due tappe vinte allo
sprint confermano quel pronostico. Non capita tutti gli anni,
del resto, che un italiano porti a casa la maglia verde, simbolo
dell'ambitissima classifica a punti del Tour de France,
inferiore, per prestigio, solo alla classifica generale. Nella
storia della corsa, era capitato solo due volte, grazie a
Bitossi (1968) e Petacchi (2010). Milan ottiene questo risultato
al primo Tour, cosi' come aveva fatto con la maglia ciclamino al
primo Giro.
"Milan - continua il numero uno federale - ha solo 24 anni,
ma per le vittorie che ha già ottenuto sembra un veterano. Non
dimentichiamo che ha iniziato a vent'anni con un oro olimpico.
Ogni anno mostra progressi, ha saputo diventare molto
competitivo anche su strada, sono convinto che ha ancora margini
di crescita". L'esperienza formativa che Milan ha ricevuto sulla
pista richiama l'annoso tema di un'impiantistica carente che al
solo velodromo di Montichiari, peraltro usato a mezzo servizio,
aggiungerà, tra un paio d'anni se tutto va bene, quello di
Spresiano. Un gioiellino. Ma è ancora poco, troppo poco. "Per
noi, è la madre di tutte le battaglie - rincara Dagnoni -, cito
sempre l'esempio inglese: quando si aggiudicarono
l'organizzazione dei Giochi del 2012, nel ciclismo investirono
pesantemente nella realizzazione di velodromi e così costruirono
la generazione dei Thomas, dei Wiggins, dei Cavendish.
Funzionerebbe anche da noi, perciò noi insistiamo per avere più
impianti". Anche perché, come detto, la base è già importante.
"Continuiamo a portare a casa medaglie da discipline diverse, e
spesso nelle prove a squadre, che sono sempre il termometro del
movimento". "Da domani - conclude Dagnoni - entriamo nella fase
più calda della stagione, che ci porterà in Ruanda per il
Mondiale su strada e in Cile per quello su pista, dove avremo
tante carte da giocare".
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