Tamberi: "Non sono nato per il salto in alto, ma per lottare. E devo insegnarlo a mia figlia"

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Il campione azzurro: "Non posso mollare, devo dimostrare a mia figlia che nelle difficoltà ci si rialza". L’ultima sfida sarà Los Angeles 2028. L’uomo e il supereroe si raccontano, in sette lettere

Serena Gentile

21 giugno - 00:04 - MILANO

Gimbo ti sorprende sempre. Se è in forma, salta più di tutti. Non ce n’è. "Non avevi voglia di preparare le domande, eh? Dimmi la verità", scherza quando gli proponiamo un’intervista/spelling a traccia libera. E invece no, volevamo lasciarlo libero di esprimersi, come quando salta. Generoso, sincero, altissimo. Sicuri di portare a casa il risultato, certi che non ci sarebbero stati pause né silenzi. Si parte: 7 lettere, 7 pensieri, una parola "TAMBERI". Che è una certezza: il miglior saltatore italiano di tutti i tempi, l’unico ad aver vinto tutti gli ori possibili dell’atletica. Che dopo i Giochi di Parigi, le coliche, le lacrime e le polemiche, ha pensato di lasciare. Ma che ha un motivo speciale per non farlo. L’ultima sfida sarà Los Angeles 2028. La rincorsa è cominciata. 

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