Chivu: "L'Inter viene da 9 mesi di battaglie, ma voglio più gioco. E più cattiveria"

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Il tecnico dell'Inter nella conferenza della vigilia in vista dell'Urawa: "Abbiamo sei punti a disposizione, dobbiamo passare il turno. Anch'io sono curioso di vedere Pio Esposito"

dal nostro inviato Filippo Conticello

21 giugno - 02:27 - SEATTLE (USA)

A furia di star dentro al frullatore di conferenze assortite del Mondiale per Club, Cristian Chivu ci sta prendendo gusto: oltre all’italiano e all’inglese che domina perfettamente, il tecnico interista saluta in francese all’arrivo in sala stampa. E azzarda pure qua e là pure qualche battuta: “Luis Enrique ha detto che vuole una squadra ‘dominante’? Per un attimo pensavo che fosse il nostro Luis Henrique, meglio così…”. Il laterale brasiliano domani potrebbe esordire dall’inizio proprio qua al Lumen Field, tempio dei Seattle Seahawks, giganti nella Nfl, e nella pancia di questo stadio il tecnico romeno ha parlato nella conferenza di vigilia della sfida di domani, assai delicata, contro i giapponesi degli Urawa Red Diamonds: “Sarà una gara difficile come tutte in questo Mondiale – ha detto Chivu -, vediamo la fatica delle squadre europee che vengono da 9 mesi di battaglie in cui si è giocato ogni tre giorni. Affronteremo una squadra tecnicamente pulita e con dentro tre sudamericani e un po’ di scuola europea. Adesso abbiamo sei punti a disposizione e bisogna fare di tutto per superare il turno”.

RIPOSO E FATICA

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Il punto lasciato per strada con i messicani pesa ancora, ma Chivu adesso si aspetta un passo oltre le difficoltà: "Ogni partita fa storia a sé, ma contro il Monterrey la nostra gara è stata seria, vera, ma abbiamo dato la nostra versione migliore per quello che avevamo dentro. Forse nella manovra siamo stati leziosi e lì vorrei vedere miglioramenti, ma mi piacerebbe anche vedere più cinismo sotto porta. Ricordiamoci, però, che questo non è un ritiro in cui si può sperimentare, ma un Mondiale in cui non puoi perdere di colpo le tue certezze fatte negli anni: possiamo cambiare qualcosa, non troppo, ma ho giocatori esperti che capiscono al volo". In una città diversa da Los Angeles ("C’è più freddino a Seattle, ma si sta bene…"), Chivu riaffronterà lo stesso tema che rigira nell’aria: il modulo. “Se parliamo di quanti centrocampisti si mettono in campo, dipende da come lo conti: il reparto può essere a due, a tre o a quattro. Anche quelli sotto la punta io li considero centrocampisti…”, ha aggiunto il tecnico, sottolineando uno dei suoi cavalli di battaglia. Non è nei numeri o nelle cifre che si valuta il sistema di gioco, ma è solo una questione di occupazione degli spazi. Semmai, il problema è la condizione fisica e anche qui il romeno ha una precisa idea: "Il recupero è una parte fondamentale, il recupero è l’allenamento migliore… Col tempo bisogna tirare fuori le qualità tecniche, la personalità, la voglia di avere il pallino del gioco in mano e dettare tempi e trovare soluzioni".

CURIOSITA'

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A Chivu piace decisamente il Giappone, inteso come calcio e come Paese ("Vorrei visitarlo, amo il popolo, la cultura e anche il gioco giapponese: la disciplina e il rigore che mettono in tutto è qualcosa da cui dovremmo prendere spunto. Poi Yuto Nagatomo è stato mio compagno e grande amico…"), ma apprezza ancora di più un vecchio pupillo sul punto di esplodere: “Sono curioso anche io di vedere Pio Esposito in azione, l'ho conosciuto a 13 anni e mezzo e siamo cresciuti assieme. L'ho allenato in Primavera, ed è stato un onore farlo diventare capitano, poi è andato in Serie B e viene da due campionati importanti in cui è cresciuto fisicamente e dal punto di vista umano. Si è ripreso, ha fatto due allenamenti con noi e avremo la possibilità di vederlo… dall'inizio o a partita in corso". La risata lascia intendere il fatto che non voglia addentrarsi troppo nelle scelte di formazione, ma, al momento, il più giovane degli Esposito potrebbe essere superato nella lotta fratricida per una maglia da titolare da Sebastiano.

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