Al Maxxi fino al 26 ottobre un’esposizione che racconta l’evoluzione del tempio del calcio. Tra cultura, architettura e memoria collettiva
Ma che te stai a guarda’, Iva’?. Num riesco a indivua’ ‘o stadio! La ricorderete sicuramente la scena di Viaggi di Nozze, quando la coppia coatta Verdone-Gerini si affaccia su una terrazza di un albergo fiorentino e di fronte a uno dei panorami più belli al mondo lui cerca disperatamente di individuare lo stadio. Ma bando agli snobismi, i tifosi non sono tutti come i protagonisti di quel film, ma lo stadio rappresenta comunque un punto di riferimento e molto di più di quanto banalmente si pensa. E finalmente a sdoganare questo luogo cantato anche da giganti della cultura come Montale e Camus, Pasolini e Raboni, arriva una splendida mostra, “Stadi. Architettura e mito”, inaugurata al Maxxi di Roma il 30 maggio scorso e aperta fino al 26 ottobre.
ingresso in campo
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Curata da Manuel Orazi, Fabio Salomoni e Moira Valeri, la mostra si propone di accompagnare il visitatore lungo la storia degli impianti sportivi evidenziando non solo l’aspetto architettonico dello stadio ma anche il fatto di come sia un osservatorio privilegiato dove vedere lo sviluppo architettonico, ma anche urbanistico, sociologico, artistico e politico di un edificio simbolo della nostra quotidianità. La mostra ripercorre, con un allestimento spettacolare, la storia dello stadio, dal Panathinaiko di Atene, dove si svolsero le prime Olimpiadi, alle arene romane, in primis il Colosseo, dallo stadio moderno sostanzialmente inventato dal progettista e ingegnere scozzese Archibald Leitch a fine Ottocento agli impianti ultra moderni e tecnologici di oggi.
zidane
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La messa in scena è spettacolare. Si attraversa una sorta di tunnel che sembra quello che porta i giocatori in campo, per essere poi accolti dall’opera video Zidane, A 21st Century Portrait (2006) di Douglas Gordon e Philippe Parreno: una doppia proiezione monumentale di sei metri per sei che attraverso 17 telecamere cattura ogni gesto, sguardo e respiro del campione francese durante il match tra Real Madrid e Villarreal del 2005. Dribblato Zizou, si accede alla mostra vera e propria trovandosi di fronte alla riproduzione, un modello illuminato altro oltre due metri, dell’Allianz Arena di Monaco, casa del Bayern. La mostra propone una sequenza di progetti, disegni, modelli che raccontano l’evoluzione dell’impianto sportivo. A fare da cornice al percorso, le pareti offrono un mosaico di momenti chiave che hanno segnato la storia degli stadi: la prima radiocronaca sportiva italiana del 1928, il concerto dei Beatles del 1965 al Shea Stadium di New York, gli anni bui degli anni Ottanta con le tragedie dell’Heysel e di Hillsborough che hanno spinto a una profonda riflessione e alla conseguente trasformazione strutturale degli impianti. Si rivive poi l’atmosfera euforica di Italia ’90 accompagnati da cinque progetti dell’epoca. Esposti anche i più famosi poster della Fifa legati ai Mondiali. Il percorso è impreziosito dal patrocinio concesso dalla Figc grazie al quale sono esposti i trofei simbolo della storia della Nazionale italiana, a partire dai quattro Mondiali vinti.
cinque isole
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Tra i nuclei centrali della mostra, le cinque “isole antropologiche” esplorano il rapporto profondo tra stadio, città e spettatore, indagando gli aspetti sociali e culturali legati a queste strutture. E infine, a coronamento del racconto, focus sullo stadio visto come oggetto culturale presente nell’immaginario collettivo, nella letteratura, nella poesia, nel cinema, nel fumetto, nella fotografia e nell’arte contemporanea, con un racconto visivo potente, capace di evocare la forza e la ritualità della folla.