Niente gli scivola addosso, e certo non poteva un esonero arrivato a cavallo tra due partite decisive per le qualificazioni mondiali. Luciano Spalletti è pronto per il suo ultimo tango sulla panchina azzurra, ma comunque andrà sarà un ballo con un velo di tristezza: il ct sollevato dall'incarico una certezza in questo caos ce l'ha: chiunque sarà il suo successore "farò il tifo per lui" e "gli auguro tutto il bene possibile" perché "io non sono come tanti altri...". Il nome in pole è quello di Claudio Ranieri. "Non lo so - ammette Spalletti in una lunga intervista a Raisport - E' una persona ed un professionista che ha girato il mondo, è equilibrato ed ha fatto vedere anche quest'anno con la Roma le sua qualità nel subentrare e nel saper toccare subito i tasti giusti. Se fosse lui, sarò lì a fare il tifo per lui. La Federazione saprà scegliere la persona giusta".
Due anni tra alti e bassi quelli vissuti alla guida dell'Italia e ora l'addio quando ancora era convinto di poter portare a termine la missione: "Tutto mi consuma e niente mi scivola addosso. Le sconfitte più delle vittorie. Ciò che è successo è una cosa della quale mi renderò conto con il passare del tempo - dice -. Io avrei continuato con questi calciatori come ho detto dopo il ko contro la Norvegia. E sono super convinto che l'Italia andrà ai Mondiali. Io non ho dato le dimissioni, ma siccome ho rispetto delle persone che mi hanno scelto, io ti firmo la risoluzione". Spalletti ci tiene a ribadire che "non è un risultato che determina la mia carriera - spiega - A volte mi arrabbio e faccio il ribelle, ma il mio cammino e la mia storia l'ho fatta su queste cose qui. E sono stato quattro anni in Russia, quattro all'Empoli, sette alla Roma, diversi anni all'Udinese. E sono anche stato richiamato dove sono stato. Se ho fatto casino, è perché qualcuno al mio posto non l'ha fatto. Stavolta casino non doveva farlo nessuno. Stavolta io ho commesso degli errori, ma non so quali. Io ho creduto in questi giocatori che ho scelto e continuo a farlo".
"Delle scelte fatte sono risultate sbagliate perché hai scelto gli uomini sbagliati o volevi fare delle cose differenti, ma mi rammarico soprattutto perché non ho avuto a disposizione per infortuni calciatori importanti. Siamo arrivati a giocare questa partita in condizioni particolari, con la finale di Champions che ha portato viene energie nervose ad alcuni dei nostri, e con i norvegesi che hanno disputato due gare di rodaggio" sottolinea l'ormai ex ct. Che ribadisce perché ha deciso di annunciare lui stesso quanto era stato deciso e comunicato dal presidente Gabriele Gravina: "Io vado in conferenza stampa perché era stabilito come sempre nel pre partita. Se voleva venire con me uno della Federazione, poteva venire. Ma è stato fatto tutto in amicizia e trasparenza - aggiunge - Perché avremmo dovuto dire altri due giorni di bugie? Non vedo il perché. Siamo in ottimi rapporti e in buona amicizia. Se mi dici una cosa che non va e prendi una decisione (l'esonero, ndr) non mi puoi chiedere di stare in una condizione che non voglio, ovvero tenere tutto nascosto. È una questione di rispetto verso gli italiani non dirlo? Sarebbe stata la forma giusta? Ti lascio i soldi e firmo la risoluzione. Ognuno poi alla cosa dà il taglio che vuole, ma la cosa è questa. C'è un grande rapporto con Gravina per come si è comportato con me. Aveva dubbi se proseguire con me ed è stato bene che me lo abbia detto. Io l'ho reso pubblico perché non era giusto tenerlo nascosto due giorni".
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