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Il tennis dei più forti a confronto
Aristocrazia. Il governo dei migliori. Ovvero, il tennis dei più forti. Quanta nobiltà, nella finale di quest’anno nella cattedrale di Wimbledon: Sinner e Alcaraz, i due rampolli che stanno riscrivendo la storia con la forza di una rivoluzione partita da lontano, da quando erano due ragazzini con le stimmate della predestinazione. I 12 confronti diretti della loro giovane saga sono lì a testimoniare, nonostante il vantaggio dello spagnolo (8-4) che una volta di più il confine tra la vittoria e la sconfitta sarà tracciato dai più piccoli dettagli. Il canovaccio tattico determinato dai differenti stili di gioco ormai è assodato, la conoscenza reciproca e i precedenti porteranno sicuramente a nuovi adattamenti per cercare di superarsi, ma il quadro è chiaro: l’aggressività e il ritmo infernale di Jannik contro l’esplosività imprevedibile di Carlos. Le due settimane del torneo, tuttavia, permettono di individuare un paio di chiavi che potrebbero davvero sparigliare il tavolo e cambiare i destini della sfida. Potrebbe non essere un match serrato come la finale del Roland Garros: l’erba favorisce soluzioni più veloci, con scambi e set più brevi. Questo, ovviamente, accrescerà l’importanza di ogni opportunità, il peso di ogni palla break, la tensione di eventuali tie-break.
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