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Il club di Francoforte in meno di un decennio ha cambiato tutto: da una quasi-retrocessione alla conquista di trofei. E ora è una potenza del calcio tedesco
Matteo Gentili
25 luglio - 18:25 - MILANO
Ventitre maggio 2016. In trasferta al Max-Morlock-Stadion, l’Eintracht Francoforte deve giocare la gara di ritorno del Playout di Bundesliga contro il Norimberga. L’andata è terminata 1-1 e quindi questo secondo match può solo significare due cose: restare nella massima serie o andare nella seconda. La zampata di Haris Seferović a mezz’ora dalla fine porta in vantaggio l’Eintracht e resta decisiva. Le Aquile vincono e scacciano l’incubo retrocessione, già realizzatosi al termine della stagione 2010/2011. A nove anni di distanza il club si ritrova in bacheca un’Europa League in più, ha conquistato per la prima volta nella sua storia la qualificazione alla Champions tramite il campionato e ha appena venduto uno dei suoi gioielli, Hugo Ekitike, al Liverpool per 90 milioni di euro. In meno di un decennio a Francoforte è cambiato tutto ed è stato proprio il passo dal baratro a innescare un processo di innovazione che ha ribaltato il modo di pensare e vivere il calcio. Grazie al rafforzamento del reparto scouting e al lancio di una propria startup tecnologica, l’Eintracht ha consolidato il suo potere nel calcio tedesco. Potere che ora non vuole più lasciare.