L'atleta pugliese racconta, in occasione della Vip Padel Cup organizzata da Vpe20, come si può vivere un passaggio... non così scontato
Il suo padel è fatto di sponde, riflessi e cuore. Ma soprattutto di messaggi positivi, dentro e fuori dal campo. Sara D’Ambrogio è molto più di una campionessa: è una testimone credibile di come lo sport possa offrire sempre una nuova occasione. Ex promessa del tennis, Sara ha saputo reinventarsi grazie al padel diventando campionessa del mondo Over 35. In occasione della Vip Padel Cup organizzata da Vpe20, l’atleta pugliese (ormai stabilmente in Romagna da anni) ha raccontato un percorso che è stato ricco di soddisfazioni sportive e di scelte non semplici da prendere: “Avevo iniziato con il tennis da giovanissima. Ero addirittura diventata campionessa italiana under 12 in coppia con Roberta Vinci. Poi diversi problemi avuti nell’ambiente sportivo mi hanno allontanata da questo sport fino all’età di 18 anni. Ma nel 2015, in un circolo in provincia di Rimini dove mi allenavo, hanno costruito il primo campo da padel e ho capito subito che sarebbe stato il mio futuro. Ero un’atleta creativa, di fantasia: il padel, con le pareti e i colpi spettacolari, mi ha catturata immediatamente”.
Chi gioca a padel è avvantaggiato se ha una solida base nel tennis?
“Non sempre: i tennisti che sono abituati semplicemente a usare la potenza, per esempio, sono maggiormente in difficoltà. Io sono stata aiutata da una manualità naturale nel gestire la pallina, dalla sensibilità nel tocco. E poi ho avuto la fortuna di giocare sin dall’inizio con e contro i migliori al mondo. È stato utile per migliorare velocemente”.
In poco tempo, infatti, ha conquistato la maglia azzurra.
“È stata un’ascesa rapida. Nel 2017 sono diventata campionessa italiana, nel 2018 sono entrata in Nazionale. È lì che ho capito di poter ambire a qualcosa di più. Sono stata anche CT della Nazionale juniores femminile per due anni”.
Nel 2022 è arrivata la consacrazione mondiale: qual è stato il segreto?
“Ho giocato benissimo quella settimana. A Las Vegas non ho vinto solo il titolo mondiale Over 35 in coppia ma sono diventata anche vice campionessa mondiale con la Nazionale. Il padel è stata una rivincita personale: sono passata dal buio del tennis alla luce di questo nuovo sport. Nell’ anno seguente sono diventata vicecampionessa d’Europa. Poi vicecampionessa del mondo. Ma quella settimana a Las Vegas resta indimenticabile”.
Nel suo percorso c’è anche l’insegnamento.
“Sono stata una delle prime donne a fondare un’Academy. Era il 2021: avevamo figure professionali di alto livello: fisioterapisti e preparatori atletici, oltre a maestri formati direttamente da me. Ora la mia base è tra Cattolica e Cesena ma sono spesso invitata a clinic in tutta Italia”.
Qual è, secondo lei, la qualità che non può mancare in un buon istruttore?
“La competenza. Non ci si improvvisa insegnanti. Serve passione, certo, ma anche studio: tecnica, tattica, cura dei dettagli. Sono molto precisa su questi aspetti. Resto in campo ore ed ore pur di far capire ai miei allievi i movimenti corretti”.
Come si impara a gestire le pareti?
“È difficile soprattutto per gli ex tennisti che sono abituati ad anticipare i colpi: In questo caso, nel padel, bisogna invece aspettarlo. Paradossalmente, chi ha fatto altri sport come calcio o pallavolo, si adatta più facilmente: hanno reattività, velocità di gambe, visione di gioco. Il tennista, almeno all’inizio, può fare un po’ più di fatica”
Qual è l’errore più comune tra chi inizia?
“Pensare che basti colpire forte per vincere. Il padel è strategia, pazienza, costruzione. Serve capire che ogni colpo prepara il successivo. Il mio padel è una partita a scacchi. Sono sempre stata in grado di leggere il gioco con diverse mosse di anticipo”.
Come si capisce se si è giocatori di destra o di sinistra?
“Nel mio caso è stato facile: Mi piace avere il gioco di mano, costruire il punto. Sono una perfetta giocatrice di destra. I problemi alla spalla mi rendono più complicato chiudere il punto, cosa che è più congeniale a chi gioca a sinistra. Parlando in generale, quindi, chi è più aggressivo sta a sinistra. Chi gestisce, a destra”.
A proposito di coppia: chi è la compagna ideale per Lei?
“Sicuramente un bel rapporto anche fuori dal campo aiuta la convivenza in partita. Dal punto di vista tecnico, come già detto, trovo complementare al mio gioco chi è abile nel chiudere i punti. Infine, ma non meno importante, credo sia fondamentale una persona che, come me, utilizza una comunicazione positiva. Mi sono scoperta psicologa in questi anni di padel” (conclude ridendo).
E a proposito di psicologia, quanto conta la corretta mentalità nel padel?
“Tantissimo. Credo sia la mia caratteristica principale. Riesco a restare calma e lucida anche sotto pressione. Gioco d’anticipo nella testa: visualizzo il colpo prima che arrivi. In più cerco di mantenere serena la mia compagna di squadra, senza fare pesare i singoli errori che commette”.
Il suo sogno nel cassetto? “Innanzitutto spero nella convocazione per i prossimi Europei Over che si terranno a Cartagena, in Spagna, a fine settembre. Sarebbe una splendida occasione per tornare a vestire una casacca che amo. E poi mi piacerebbe approfondire il mio rapporto con il mondo della comunicazione. Sto iniziando un progetto con una Web Radio che si chiama Radio Talpa. È un mondo, quello radiofonico, che mi incuriosisce molto”.