La categoria professionale più
esposta al rischio di sviluppare problemi di salute mentale
legati al lavoro è quella dei liberi professionisti, con ansia,
stress e burnout tra le manifestazioni più diffuse. Parola di
psicologi che - in un'indagine -, nell'86% dei casi, hanno
registrato tra i pazienti un aumento di disturbi maturati in
ambito professionale negli ultimi cinque anni.
Tra le cause più citate la precarietà, l'eccessiva
competizione e sovraccarichi di impegni e responsabilità. Nella
lista delle categorie più a rischio, seguono i lavoratori
dipendenti del settore privato e quelli del pubblico, staccando
nettamente dirigenti, manager e imprenditori. È quanto emerge da
un'indagine effettuata dalla tech company Fiscozen che ha
intervistato 237 psicologi di tutta Italia, in occasione del
periodo della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2025, che
si è svolta ieri, per capire le migliori pratiche per
riconoscere i campanelli di allarme e intervenire per tempo.
Secondo lo studio, i disturbi più comuni nei liberi
professionisti sono l'ansia e lo stress, rispettivamente nel 25%
e 21% dei casi. Seguono il burnout, cioè l'esaurimento
psico-fisico di una persona (15%), l'insonnia (12%), le
difficoltà relazionali (10%), la depressione (8%) e la scarsa
autostima (7%). Pur sottolineando che ogni situazione è
differente e che dipende dalle propensioni o dalla storia della
singola persona, gli psicologi coinvolti hanno individuato
alcuni denominatori comuni tra i pazienti in Partita Iva che
manifestano malessere legato al lavoro.
Si tratta di campanelli d'allarme che spesso vengono ignorati
o considerati "normali" nel lavoro in libera professione:
piccole somatizzazioni, come mal di testa, contratture e dolori
muscolari, ma anche l'intensificarsi di disturbi fisici latenti,
magari cronici, che vengono scatenati dal calo delle difese
immunitarie; irritabilità crescente e nervosismo costante; cali
improvvisi di energia e motivazione, accompagnati spesso da
procrastinazione; disturbi del sonno e alterazioni delle
abitudini alimentari. Meno frequenti, ma non trascurabili sono
la difficoltà di concentrazione e l'isolamento sociale o la
chiusura all'interno della principale relazione affettiva.
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