Stasera il debutto del nuovo c.t., che insieme alla missione Mondiale ne avrà un'altra: "rimontare" l'affetto degli italiani
Jannik Sinner da Sesto Pusteria (Bolzano) e Rino Gattuso da Schiavonea (Cosenza): non esattamente gemelli. Eppure, si assomigliano. Entrambi sono usciti di casa a 13 anni per inseguire un sogno, con la stessa ferocia che li ha resi campioni del mondo. Insegnava Gramsci: "L’intelligenza è pessimista, la volontà sempre ottimista". Appunto. Crederci oltre i propri limiti, massacrandosi di sacrificio. "Ossessione del miglioramento", la chiama Jannik. Era il pane di Rino. Se Sinner, dopo un match, si allena; Gattuso si imponeva esercizi tecnici supplementari per arrotondare i piedi. La differenza è che, in materia di talento, il Buon Dio è stato più generoso col tennista, ma il lavoro fatto dal calciatore per migliorarsi oggi è il suo tesoro da allenatore. È il ct giusto per far crescere, con idee ed empatia, una Nazionale umile, espressione di un movimento che non vince la Champions da 15 anni, non gioca un Mondiale da 11 e tra gli ultimi 30 candidati al Pallone d’oro ha infilato solo un portiere. In questa epoca di recessione (Euro ’21 a parte), il tennis è divampato come un falò e ha messo una racchetta in mano agli italiani. Impennata di appeal e di ascolti. Mercoledì notte tutti svegli, fieri e imbottiti di caffè per il derby Musetti-Sinner, come lo eravamo un tempo per la Nazionale oltre oceano. Stasera debutta l’Italia di Gattuso. Il dito è puntato sulla qualificazione al Mondiale, ma noi guardiamo alla luna: una Nazionale che rimonti l’affetto degli italiani e che tra un anno ci tenga svegli e fieri nelle notti americane, come sta facendo Sinner. Buona avventura, Rino.