Nello studio di Silvia Toffanin, l'attore ha raccontato la sua verità. "L'accanimento contro di me è violenza"
14 settembre - 18:30 - MILANO
Una lunga intervista senza filtri e carica di emozione. Raoul Bova ha scelto lo studio di Verissimo per raccontare per la prima volta in televisione i mesi difficili vissuti dopo la deflagrazione dello caso mediatico che lo ha coinvolto. L'attore ha ripercorso i momenti più delicati della vicenda, dal tentativo di estorsione alle minacce ricevute, fino all'accanimento che ne è seguito. "È stato un momento particolarmente intenso che ho dovuto elaborare", ha dichiarato nello studio di Silvia Toffanin.
Raoul Bova, le minacce ricevute
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"All’inizio non riuscivo nemmeno a comprendere l’entità e la gravità di quello che stava succedendo", ha spiegato Raoul Bova davanti alle telecamere di Verissimo. "Non riuscivo ad accettarlo... e mi sono rifiutato di accettarlo. Quando sono arrivate delle minacce, le ho rispedite al mittente. Ho detto chiaramente che non mi sarei mai piegato. Non avevo niente da nascondere e penso che nessuno debba piegarsi alle minacce".
la denuncia
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L'attore 54enne ha spiegato di aver agito senza esitazione, di fronte al tentativo di estorsione: "Quando è arrivato il tentativo di estorsione, ho chiamato la polizia postale. Non ci ho pensato due volte. Credo nella giustizia. Chi fa certe cose sta commettendo un reato. E chi tenta di estorcerti qualcosa, spesso non si ferma lì… e può trasformarsi in un incubo".
la bufera mediatica
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Bova ha raccontato di aver sofferto soprattutto per l'eco che la vicenda ha avuto sui social e sui media: "So che essere un personaggio pubblico comporta anche satira, ironia, qualche battuta. È parte del gioco. Ma quello che è successo ha superato ogni limite. È stata ripresa una notizia proveniente da un illecito, e quella diffusione andava fermata sul nascere. C’è stato un vero e proprio accanimento, una violenza che mi ha toccato profondamente". A pesare come un macigno, ha ammesso, è stata soprattutto la reazione pubblica.
la reazione di Raoul Bova dopo la circolazione dell'audio
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Non è stato facile, ma Raoul Bova ha deciso di tenere la schiena dritta. "Bisogna avere il coraggio di andare in giro a testa alta. Il giudice più importante è lo specchio. Se scappi, vuol dire che qualcosa non va. Io invece continuo a guardarmi allo specchio con serenità, e chi mi conosce sa chi sono. La gente per strada non mi giudica, mi rispetta". Infine, l'amara chiosa: "Questo tipo di accanimento, per me, è una forma di violenza. Ma sto cercando di trasformare tutto questo in forza. E spero che la mia esperienza serva anche ad altri, a non sentirsi soli, a credere nella giustizia", ha concluso.
La Gazzetta dello Sport
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