Quesada: "Italia, deluso ma non arrabbiato: siamo indietro. Sudafrica di un altro mondo"

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Il c.t. dopo la batosta con gli Springboks: "Tra noi e loro troppa differenza. Non abbiamo vinto una touche né un pallone aereo. La tournée resta positiva: volevamo allargare la rosa scoprendo nuovi giocatori e lo abbiamo fatto"

Francesco Palma

12 luglio - 21:23 - MILANO

Doveva essere la prova del nove, dopo il successo sulla Namibia e il primo match perso contro il Sudafrica pur con una buona reazione nella ripresa: il risultato, però, è stato ampiamente deludente. Il 45-0 di Port Elizabeth non lascia spazio ad alibi: l’Italia non c’era. Difficile, anche per Gonzalo Quesada, commentare una partita del genere: “Quando abbiamo preparato questa partita sapevamo che avremmo affrontato una squadra in grado di metterci sotto pressione, anche di dominarci, ma sono sorpreso: non mi aspettavo un risultato così. Sono deluso da come abbiamo sofferto la loro fisicità e da come siamo stati messi sotto nel primo tempo, anche con l’uomo in più”.

gli errori

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"Sono deluso, ma non arrabbiato” - prosegue Quesada - “Cosa è successo dopo il cartellino rosso a Wiese? Abbiamo gestito male tanti momenti chiave nel primo tempo, e poi nella ripresa non abbiamo mai vinto né una touche né un pallone aereo, e così è impossibile rendersi pericolosi in attacco. E poi abbiamo commesso 19 falli. Ma ripeto, non sono arrabbiato: i ragazzi hanno fatto tutto quello che potevano in una partita in cui non ha funzionato niente e in cui avrebbero avuto tutti gli alibi possibili per mollare, invece sono contento di aver visto una squadra che nelle difficoltà ha difeso fino alla fine".

realtà diverse

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Analizzando il match, Quesada prende atto della realtà dei fatti: “La realtà è che il rugby sudafricano è ancora ben lontano dal nostro, sono due mondi diversi. I ragazzi lavorano come pazzi per avvicinarsi e competere e io sono orgoglioso di loro, ma purtroppo oggi si è vista la differenza. Questa sconfitta ci servirà da lezione: può sembrare una frase fatta ma è la realtà. Di solito la nostra ultima partita è sempre stata la migliore: al Sei Nazioni 2024 col Galles, poi nel tour estivo dell’anno scorso col Giappone, poi a novembre con gli All Blacks e nell’ultimo Sei Nazioni con l’Irlanda. Probabilmente oggi ci sono mancate anche le energie, considerando che abbiamo perso tantissimi giocatori per infortunio. Mori si è fatto male prima di arrivare in Sudafrica, Marin è dovuto uscire dopo il primo tempo con la Namibia, tanti altri si sono fatti male in avvicinamento agli Springboks. Abbiamo giocato con molti ragazzi alla prima esperienza in azzurro, questo va considerato".

il bilancio

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Quesada ha tracciato un bilancio finale del tour: “Dopo questa partita è dura fare bilanci, ma l’obiettivo generale era chiaro fin da subito: aumentare la profondità e le opzioni a disposizione in assenza dei leader, e in questo senso è una tournee positiva. Ci sono stati giocatori che si sono dimostrati dei leader naturali in assenza dei capitani ‘ufficiali’: Nicotera, Niccolò Cannone, Fischetti, Zuliani, Menoncello. Con la Namibia abbiamo giocato una grande partita, a Pretoria abbiamo giocato con tanti giovani esordienti e abbiamo fatto una buona prestazione sorprendendo gli Springboks. Oggi è stata dura, ma torniamo a casa consapevoli di avere un nuovo numero 10 a disposizione (Giacomo Da Re, ndr) che ha dimostrato di poter essere al livello degli altri e di avere tanti giocatori che stanno crescendo: Di Bartolomeo, Canali, Hasa, Dimcheff, Odiase, Favretto che purtroppo abbiamo subito perso per infortunio. Il nostro obiettivo era proprio questo, far crescere altri giocatori per poter aumentare il numero di potenziali convocabili".

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