
Serie a noir
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Per portare in nerazzurro l'attaccante svizzero l'allora presidente dell'Inter andò contro l'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio. L'obiettivo era far decadere il "Lodo Andreotti", che bloccava l'acquisto dei giocatori stranieri
Nella tarda estate del 1955 il trasferimento di Roger Vonlanthen all’Inter divenne un caso politico. Per colpa dell’affaire Vonlanthen - un buon calciatore svizzero di 25 anni - si sfidarono a duello, per così dire, due colossi dell’epoca: il presidente dell’Inter Angelo Moratti, il papà di Massimo, con i fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, il personaggio più rilevante del calcio italiano; e un giovane politico di area democristiana, un enfant prodige che a soli trentasei anni - tanti ne aveva allora - per suo indubbio merito nonché favorito dall’appoggio di Alcide De Gasperi - che lo aveva introdotto nella scena politica - e di monsignor Giovanni Battista Montini - il futuro Paolo VI - aveva già occupato diverse poltrone, tutte di rilievo. Si chiamava Giulio Andreotti.