Quando il cuore conta più dei soldi: da Salah a Theo, quelli che dicono no alla Saudi League

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Non tutte le offerte milionarie del campionato più ricco del mondo sono andate a segno: ecco i campioni che non hanno accettato

Dal nostro corrispondente Davide Chinellato

5 giugno 2025 (modifica alle 09:53) - LONDRA

C’è chi dice no. Ai soldi, ai milioni di euro che cambiano vita e carriera, alla corte di quella Saudi League dal portafoglio illimitato che non riesce sempre a convincere tutti le stelle del calcio mondiale che vorrebbe importare nel proprio campionato. L’ultimo caso è Bruno Fernandes, il capitano del Manchester United che ha scelto di rimanere in Premier League perché "voglio rimanere al livello più alto e essere felice". La stessa scelta che ha fatto Theo Hernandez, che come Fernandes ha detto no al Al Hilal col rossonero più interessato alla corte dell’Atletico Madrid. Prima di lui era stato addirittura Mo Salah a dire no, il calciatore più importante del mondo musulmano a cui la Saudi League era pronta ad offrire un contratto stile Cristiano Ronaldo pur di farne il suo uomo simbolo. 

alto livello

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Fernandes e Salah hanno spiegato perché hanno detto no alla Saudi League. Il capitano dello United aveva sul piatto un quadriennale da 25 milioni di euro netti a stagione, con 80 milioni destinati alla sua squadra: "Il presidente del Al Hilal mi ha chiamato circa un mese fa - ha raccontato Fernandes dal ritiro del Portogallo -. Mi sono preso un po’ di tempo per pensare al futuro: sarei stato aperto alla soluzione se il Manchester United avesse ritenuto che il mio periodo con loro era concluso. Ma ho parlato con Ruben Amorim, che ha subito cercato di dissuadermi. E poi ho parlato col club, che non voleva cedermi a meno che non fossi stato io a chiederlo. Poi ho parlato con la mia famiglia: mia moglie mi ha chiesto di pensarci, di capire se era davvero quello che volevo per il mio futuro professionale. Sarebbe stato facile per me andare in Arabia Saudita. In squadra avrei trovato Ruben Neves e Joao Cancelo: le nostre famiglie sono amiche, i nostri figli giocano insieme. Ma voglio rimanere al livello più alto, giocare nelle competizioni più importanti perché mi sento ancora in grado di farlo. Ho ancora una grande passione per lo sport e sono estremamente felice della mia decisione". L’offerta per Salah era ancora più clamorosa, con un bonus in aggiunta al contratto principesco che l’avrebbe portata attorno al mezzo miliardo di euro. "La trattativa è stata seria - ha raccontato l’egiziano in una recente intervista con una tv del suo Paese -, i miei rapporti coi dirigenti della lega sono ottimi. Sarebbe stata una buona opportunità per me, se non avessi rinnovato col Liverpool". È la stessa scelta che ha fatto Theo Hernandez a cui l’Al Hilal aveva offerto un triennale da 18 milioni netti a stagione, con 30 milioni al Milan per la cessione. Ma la sua voglia di rimanere ad alto livello ha prevalso. 

confronto

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Nell’elenco di chi ha detto no c’è anche Kevin De Bruyne, che durante la scorsa stagione aveva detto di aver ricevuto dall’Arabia "un’offerta che mi avrebbe permesso di guadagnare in un anno più che in tutta la mia carriera": quando si è trattato di scegliere, non ha nemmeno considerato l’opzione araba preferendo il Napoli a Chicago. Questione di livello, di ambizioni, di voglia di restare nel calcio che conta. E nonostante quel portafoglio senza limiti, la Saudi League non è al massimo livello.

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