Quando Chivu era Stramaccioni

14 ore fa 4

Strama aveva vinto con la Primavera dell'Inter le NextGen Series e si ritrovò a fare il grande salto. Il salto dalle giovanili ora lo fa il romeno...

Luigi Garlando

Giornalista

6 giugno - 07:16 - MILANO

Lunedì 26 marzo 2012, Andrea Stramaccioni, stremato, dorme ad oltranza. Il giorno prima, a Londra, il tecnico della Primavera dell’Inter ha vinto la NextGen Series. Riaccende il cellulare, esplodono i messaggi. Molti sono del d.s. Piero Ausilio. Strama lo chiama. È agitatissimo: "Senti, Andrea. Potrebbe arrivare il presidente... Nel caso, tu devi rispondere no. Non se ne parla. Ok? Non voglio che ti bruci". Strama risponde: "D’accordo, dico no. Piero, stai calmo. Se sei convinto che sia la cosa migliore, dico no". Il giorno prima, l’Inter di Ranieri ha perso 2-0 con la Juve e la barca affonda.

Alle 14, Ausilio chiama ancora: "Non fare capire che sono io. Molla tutto, prendi un taxi e vola qui. Dì che tua moglie sta male". Strama risponde: "Non lo dico neanche per finta". Piero: "Racconta quello che vuoi, ma vieni subito qui". Cioè, nello studio dell’avvocato Raffaelli, legale dell’Inter. In taxi fa due telefonate: a Montella e a Conti. Montella: "Non dubitare mezzo secondo. In due giorni li conquisti tutti". Conti: "Sii te stesso e basta". Trova schierati il presidente Moratti, suo figlio Mao, il d.t. Branca e Ausilio. Un blocco sulla scrivania. L’esame dura un’ora e 50’. Strama comincia a disegnare pupazzetti. "Centravanti?", chiede Moratti. "Presidente, questa è la mia gerarchia. Milito, vuoto, vuoto, vuoto, vuoto, vuoto, vuoto, vuoto, Pazzini". Sette volte “vuoto”. Al primo giorno di Pinetina, Strama lotta con la porta a vetri dello spogliatoio che andrebbe fatta scivolare di lato. Un giocatore si copre il viso: "Guarda chi ci hanno mandato...". Chivu sa come si apre quella porta.

Leggi l’intero articolo