Perché i trapianti ripetuti, auspicati dallo Zar per raggiungere la quasi immortalità, non funzionano
Eugenio Spagnuolo
17 ottobre - 11:59 - MILANO
Di cosa parlano i leader mondiali quando pensano che nessuno li ascolti? Putin e Xi Jinping se ne sono accorti troppo tardi: a una parata militare a Pechino, un microfono aperto ha catturato la loro chiacchierata sulla possibilità di usare le biotecnologie per inseguire l'immortalità. Il presidente russo, in particolare, si lasciava andare all'idea che trapianti d'organo ripetuti potrebbero mantenere una persona giovane per sempre. Ma quanto c'è di vero in questa affermazione?
L'immortalità può attendere
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Julian Koplin, docente di bioetica alla Monash University e membro onorario della Melbourne Law School, smonta punto per punto questa fantasia da autocrati con ambizioni di eternità. "L'idea di Putin che possiamo ottenere l'immortalità tramite trapianti d'organo ripetuti è falsa" scrive su The Conversation. "Anzitutto: da dove verrebbero questi organi? Gli organi trapiantabili sono una risorsa medica scarsa. Usarli per sostenere la vita di un autocrate che invecchia priverebbe altri di trapianti salvavita". Certo, Putin potrebbe aver immaginato organi coltivati in laboratorio usando cellule staminali, ma "mentre gli scienziati possono far crescere piccoli organoidi che modellano alcuni aspetti dei tessuti umani, creare organi trapiantabili a grandezza naturale rimane molto al di là delle capacità attuali".
Ma anche se, per ipotesi, avessimo accesso a organi di ricambio illimitati, "l'invecchiamento erode la resilienza generale del nostro corpo. Questo renderebbe il recupero da ripetute operazioni di trapianto – che sono interventi significativi – sempre più improbabile". Senza contare il problema del cervello, che Koplin liquida con una frase secca: "Un trapianto di cervello non preserverebbe l'individuo; significherebbe che qualcun altro del tutto diverso ne occuperebbe il corpo".
L'ossessione della longevità
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Ma da dove nasce l'ossessione delle élite facoltose per l'estensione della vita? E volere la longevità è poi così sbagliato? Dal 1900 l'aspettativa di vita nei Paesi ricchi è aumentata di oltre 30 anni. Perché non accogliere ulteriori miglioramenti? "Molti di noi temono la morte – questo è normale e comprensibile. La morte ci priva di tutti i beni della vita, mentre la prospettiva di morire può essere spaventosa" precisa Koplin. Il problema, semmai, è un altro: il rischio di società immobili, dove le menti giovani faticano a emergere.
Largo ai giovani
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La preoccupazione etica più seria riguarda la stagnazione sociale. Koplin la mette così: "Le nostre opinioni diventano sempre più rigide con l'età. Le menti giovani spesso portano idee nuove. Se Taylor Swift fosse ancora in cima alle classifiche nel 2089, molti altri musicisti perderebbero l'occasione. E noi, di riflesso, l'opportunità di godere dell'evoluzione della musica pop". Figurarsi in politica: il XXI secolo sta sollevando sfide nuove – cambiamento climatico, sviluppo dell'intelligenza artificiale, ecc – che potrebbero beneficiare di prospettive fresche. Una Russia ancora governata da Putin nel 2100 rappresenta, per molti, la versione più inquietante di questo problema. Per fortuna, scrive Koplin, "non dobbiamo essere troppo preoccupati per un Putin di 200 anni. Una tale estensione della vita è ancora lontana".
Ma l'ipotesi di autocrati senza età dovrebbe comunque farci riflettere. "Dobbiamo accogliere tecnologie che rallentano l'invecchiamento e ci aiutano a rimanere più sani più a lungo, ricordando però che anche le buone tecnologie possono avere effetti negativi. Se riusciremo a estendere tanto la durata della vita, dovremo per esempio capire come impedire che le nostre società diventino statiche come le élite che le guidano". Benvenga la longevità, insomma. Ma non in politica.