Petrucci: "Io, laziale alla Roma per un’idea di Andreotti. Quando cenai a Windsor con la Regina..."

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L’ex presidente del Coni, oggi alla guida della Federbasket: "Sono andato d’accordo con sei capi di governo diversi. Dormo pochissimo, chi lo fa è più intelligente degli altri. Sono un maniaco della carta stampata, ma i fondi di Cannavò mi facevano sudare freddo"

Mario Canfora

Giornalista

15 ottobre 2025 (modifica alle 08:22) - MILANO

Gianni Petrucci ha compiuto 80 anni il 19 luglio. Una tappa importante della sua vita festeggiata con la famiglia e gli amici più cari. "Solo perché mia moglie Raffaela ha organizzato, devo dire con successo, una festa a sorpresa in un ristorante ai Parioli. Queste cose non mi sono mai piaciute, fare tardi la sera non è da me. Sa cosa disse Franco Carraro, a cui sono legato perché fece la pazzia di portarmi alla Lega Calcio, nell’ultima Giunta Coni da me presieduta?". 

Prego, racconti. 

"Voglio bene e stimo Gianni perché ha una grande dote: la sera è sempre a casa". 

Foto Piero Cruciatti / LaPresse
15-06-2016 Milano, Italia
Politica
Silvio Berlusconi operato al San Raffaele di Milano
Nella foto: Franco Carraro
Photo Piero Cruciatti / LaPresse 
15-06-2016 Milano, Italy
Politics
Silvio Berlusconi undergoes heart surgery  at San Raffaele 
In the Photo: Franco Carraro

A casa ma senza grandi dormite. 

"Dormo pochissimo. E ho notato che chi lo fa è più intelligente degli altri: parte prima e ha più tempo per le cose da fare. Però non potrei mai rinunciare alla mezz'ora del riposino pomeridiano. Lo suggerì anche Gianni Agnelli. Ho sempre cercato di copiare la vita dei grandi, ogni tanto così mi illudo di esserlo anche io". 

Ha citato Agnelli, che con Silvio Berlusconi è stato tra i più grandi imprenditori italiani. 

"Agnelli aveva un carisma clamoroso. Quando era nel comitato etico del Cio, insieme a Kissinger, al suo ingresso tutti i membri si alzavano per rispetto. Berlusconi ci è sempre venuto incontro, anche grazie a Gianni Letta, a cui sono grato. Aveva una simpatia incredibile. Ed era un generoso. A tutti coloro che vinsero l’Olimpiade donò personalmente un orologio di enorme valore". 

20030124- ROMA - ECO - MORTO GIANNI AGNELLI .  E' morto il presidente d'onore della Fiat e senatore a vita Giovanni Agnelli. Nella foto d'archivio il sen. Gianni Agnelli con Henry Kissinger in una foto del 3 luglio 1998 scattata duranteuna partita di calcio.   ANSA - ARCHIVIO - GERARD JULIEN - CD

E poi c’è Giorgio Armani. 

"Ero presidente del Coni: quando Gilberto Benetton mi disse che non poteva più sponsorizzarmi le divise dei Giochi con la sua linea Playlife, ebbi l’intuizione di pensare ad Armani che, attraverso l’ad di allora, fu entusiasta". 

Lei si è sempre nutrito di sport... 

"Mio padre aveva un negozio di abbigliamento in via Marsala a Roma, lavorava per i grandi alberghi. Ero il terzo di tre fratelli, uno professore di chimica, un altro avvocato. Avrei dovuto portare avanti io il negozio: per carità... Così, quando c’è stata l’occasione di entrare al Coni, attraverso mio zio ispettore alla Banca Nazionale del Lavoro, la banca del Totocalcio, l’ho presa al volo". 

Ha spesso parlato di Giulio Onesti, storico n.1 del Coni. 

"Mi prese sotto la sua ala protettiva. Un genio: la politica lo scelse come commissario straordinario, lui ribaltò il Coni che diventò il primo comitato olimpico del mondo con i gioielli di Coverciano e dell’Istituto di Medicina dello Sport. Fu anche il primo a organizzare a Roma l’incontro con i Paesi del Terzo Mondo. Lì conobbi Vincenzo Malagò, padre di Giovanni e Francesca, amici veri". 

È stato vice presidente della Roma. Lei, laziale... 

"Un’idea di Andreotti. Mesi di contestazione e due vigilantes che mi seguivano ovunque". 

©Andrea D'Errico/LaPresse
15-06-2009 Roma
Sport
Coni, Premio Giulio Onesti 2009
nella foto: giulio andreotti gianni petrucci

Laziale da sempre? 

"Lazialotto. Andavo a salutare la squadra che partiva per le trasferte dalla Stazione Termini, seguivo gli allenamenti a Tor di Quinto. Ricordo il gol di Seghedoni annullato in un Lazio-Napoli perché c’era un buco nella rete e così la palla uscì dalla porta dopo che vi era entrata. Ero in curva, come sempre". 

Ha sempre amato anche la politica. 

"Sono un democristiano, centrista di sinistra che è sempre andato d’accordo anche con la destra. Ho lavorato con sei capi di governo. Bisogna mettersi in testa che lo sport è dello Stato. Lo Stato delega al Coni e il Coni alle federazioni. Lo sport deve essere autonomo, sì, ma con grano salis: i soldi sono dello Stato. Oggi c’è Sport e Salute e va bene così. L’idea di Giorgetti del 2018 fu condivisa dalle federazioni più importanti. Ho una filosofia: si fanno le battaglie che si possono vincere. Ma la carriera la devo solo a me stesso, nessun politico mi ha dato una mano". 

È stato anche sindacalista. 

"Fondai il sindacato Cisl-Coni dove conobbi Franco Marini. Ma Onesti disse: 'Per fare carriera deve lasciare il sindacato'. E così feci". 

Cattolico? 

"Peccatore ma cattolico. Ogni giorno passo in chiesa. E ringrazio Dio per l’incidente in auto da cui sono uscito illeso con mia moglie". 

È vero che voleva fare il giornalista? 

"Sono stato iscritto nell’elenco pubblicisti dal 1978 fino a 3 anni fa. Presi il tesserino con l’agenzia democristiana '30 giorni'. Sono un malato della carta stampata. Alle 6.30 ho già letto tutta la rassegna. Dico sempre che chi non legge non ha fortuna". 

Rapporto con i direttori dei giornali? 

"Tutti ottimi, però i fondi di Cannavò in prima pagina mi facevano sudare freddo. Ne fece uno quando pretendeva che abolissi la federazione della caccia: ancora lo ricordo bene. Litigavamo, vinceva lui". 

Personaggi di un certo livello conosciuti? 

"Ho cenato al castello di Windsor con la regina Elisabetta. E poi Shimon Peres e Yasser Arafat". 

Il basket resta sempre la sua passione, non foss’altro perché è ancora presidente Fip. 

"Certo. E mi arrabbio quando ci sminuiscono. Dopo il calcio, nel mondo è lo sport più conosciuto". 

Emozioni da ricordare? 

"Il Mondiale di calcio vinto nel 2006. Nel basket i due successi agli Europei con Gamba e Tanjevic". 

Messina con Sandro Gamba (sin) e Dan Peterson nel 2011. Ciamillo

Una partita indimenticabile. 

"Italia-Australia sempre del 2006, a Kaiserslautern. Al rigore di Totti, al 95’, impazzii totalmente, feci le scale di corsa e scesi in campo ad abbracciarlo. Mi rovinai il vestito ma chissenefregava". 

Delusioni? 

"Un bel po’ di casi di doping. I nomi li conoscete, non mi va di citarli tutti. Purtroppo c’è anche Maradona, per me il più grande di tutti, altro che Pelé".

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