Ötzi aveva anche il papillomavirus, trovate le tracce genetiche

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Si allunga la lista dei problemi di salute di cui soffriva Ötzi, l'uomo dei ghiacci vissuto più di 5.000 anni fa sulle Alpi al confine tra Italia e Austria: oltre ad aver avuto fratture ossee, parassiti intestinali, carie, colesterolo alto e intolleranza al lattosio, era probabilmente affetto anche dal papillomavirus umano Hpv16, un ceppo responsabile di molti tumori genitali e della gola. Tracce del virus sono state trovate nel materiale genetico estratto dalla sua mummia, così come dai resti di un altro individuo noto come Ust-Ishim, un Homo sapiens vissuto circa 45.000 anni fa nella Siberia occidentale. Lo studio, condotto dai biologi dell'Università federale di San Paolo in Brasile, è stato condiviso sulla piattaforma bioRxiv.

Se ne venissero confermati i risultati (non ancora sottoposti a revisione paritaria per la pubblicazione su una rivista scientifica), si potrebbe colmare una lacuna nella storia evolutiva di questi virus oncogeni, dimostrando che la convivenza con l'uomo risale a tempi antichissimi.

"Abbiamo la più antica prova dell'Hpv", afferma la bioinformatica Juliana Yazigi, prima autrice dello studio. I virus identificati sembrano essere più simili al tipo di Hpv che uno studio precedente aveva indicato come provenienti dai Neanderthal. Per essere presente in Otzi e Ust-Ishim, individui separati da circa 40.000 anni e 5.000 chilometri, questa variante dell'Hpv deve essere circolata nella nostra specie per molto tempo. Così a lungo, che è più probabile che la nostra specie abbia trasmesso l'Hpv16 ai Neanderthal piuttosto che il contrario.

"È una scoperta molto interessante", commenta sul sito di Science il genetista Ville Pimenoff dell'Università di Oulu (Finlandia), non direttamente coinvolto nello studio. "L'Homo sapiens è stato sostanzialmente infettato da questi virus per tutta la sua esistenza".

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