Arrivo in solitaria per l'australiano della Jayco-AlUla. Tadej scatta nel finale e dà altri 9" al danese, ora staccato di 4'26"
Sul Col de Loze, a 2304 metri di quota, nella tappa più dura del Tour, c’è gloria per l’australiano Ben O’Connor, che regala alla sua Jayco-AlUla un successo prestigioso in una stagione molto ricca (due tappe vinte anche al Giro, con Plapp e Harper). Ma alle sue spalle la nebbia che circonda questa montagna sulle Alpi francesi sopra Courchevel, viene squarciata dalla terribile accelerazione della maglia gialla Tadej Pogacar. Dopo una salita sempre a ruota prima dei gregari di Vingegaard, poi dei suoi fedelissimi Narvaez e Adam Yates, gli bastano 400 metri, sempre da seduto, per fiaccare la resistenza di Vingegaard, che cerca di resistergli, risponde per 50 metri, poi il danese si rimette sulla sella e lascia il palcoscenico alla maglia gialla.
rivincita
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Sì, perché su queste pendenze dove nel 2022 Pogacar aveva subito da Vingegaard la sconfitta più dura della sua carriera, con quelle parole “Sono morto” dette via radio all’ammiraglia, oggi lo sloveno della Uae Emirates sigilla il suo quarto trionfo al Tour dopo quelli del 2020, 2021e 2024. Sempre seduto, lo ribadiamo, perché Pogacar, che è molto più potente di Vingegaard e pesa almeno 7 kg di più, ha dei glutei molto efficaci che gli consentono di accelerare in modo impetuoso sulla sella, senza doversi alzare. Vingegaard aveva provato l’attacco della vita a 72 km dall’arrivo, sul Col de la Madeleine, per cercare di isolare Pogacar e giocarsela testa a testa. Ma nella discesa della Madeleine le carte si rimescolano e nel finale, nonostante i gregari, le forze di Vingegaard sono quelle che sono. E così alle spalle di O’Connor, 29 anni, secondo al Mondiale di Zurigo 2024 alle spalle di Pogacar, 2° alla Vuelta 2024, 4° al Giro 2024 e 4° al Tour 2021, lo sloveno è secondo a 1’47” e Vingegaard terzo a 1’55”. Con il conto degli abbuoni, adesso Pogacar comanda il 112° Tour de France con 4’26” su Vingegaard, e guadagna quindi 11” rispetto alla partenza della tappa; terzo Lipowitz (Ger) a 11’01”, quarto Onley (Gb) a 11’23” e quinto Roglic (Slo) a 12’49”. Il nono, O’Connor, è a 29’19! Domani l’ultima frazione alpina a La Plagne, tappa cortissima di 129 km per il sigillo definitivo sul Tour.
salita finale
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La salita finale di Courchevel Col de La Loze, con arrivo a 2304 metri di quota, misura 26,5 km con pendenza media del 6,5% e punte del 13% prima di entrare negli ultimi 4 km che si fanno sulla pista ciclabile: qui le pendenze medie sono del 10% e le punte del 13%. Pantani nel 2000, quando battè Armstrong, arrivò a Courchevel paese, non qui in cima. A inizio salita, Jorgenson, Rubio hanno 1’ su Lipowitz e 3’20” su Pogacar, Vingegaard e Roglic. Curiosità: in fuga ci sono un ex saltatore con gli sci (Roglic) e un ex biathleta (Lipowitz). Il rallentamento a inizio salita fa sì che rientra il gruppo Onley, dove ci sono Kuss e Simon Yates (gregari di Vingegaard) e Soler, Narvaez e Adam Yates (fedelissimi di Pogacar). A 15 km dall’arrivo, in testa O’Connor con 18” su Rubio, 1’55” su Lipowitz e 2’58” sul gruppo Pogacar. Sono 3 contro 3: Pogacar con Adam Yates e Narvaez, Vingegaard con Simon Yates e Kuss. Cambia tutto a 11,5 km dall’arrivo: Narvaez e Adam Yates cedono. A -10 km: O’Connor con 3’09” su Lipowitz e 3’20” su Pogacar giallo. Si entra nella ciclabile, O’Connor passa a 5 km con 3’03”, accelera a fondo Adam Yates. – 3 km al traguardo: O’ Connor ha 2’06” su Rubio e 2’50” sul gruppo giallo. Poi lo show finale di Pogacar.
clou
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Vingegaard prova l’attacco della vita a 72 km dall’arrivo di Courchevel-Col de la Loze. In ritardo di 4’15” da Pogacar, prova a far saltare in aria il Tour con una strategia ancora una volta perfetta: in fuga Van Aert e poi Simon Yates, Kuss e Jorgenson. Mentre Pogacar è da solo, è rimasto isolato dopo aver mandato in fuga Wellens. Da segnalare invece la grande giornata di Primoz Roglic, quarto in generale, che va in fuga dal mattino e prova a rientrare sul podio, mentre Lipowitz, terzo, compagno di Roglic, insegue a 49”. Lipowitz rientra in discesa e poi allunga per guadagnare rispetto alla maglia gialla. L’attacco di Vingegaard è a 4,7 km dalla vetta del colle della Madeleine: il danese alla sua maniera, alto sui pedali, ma Pogacar risponde da seduto, lui che è più potente. Vingegaard è lanciato da Kuss e a 3,9 km dalla cima incontra l’ultimo gregario, lo statunitense Matteo Jorgenson, che si mette a fare il ritmo. In cima, scattino di Pogacar per prendersi i punti della maglia a pois.
programma
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Domani la tappa 19, Albertville-La Plagne, km 129,9: siamo sempre sulle Alpi ed è l’ultima giornata di montagna del Tour. Dislivello 4550 metri, arrivo in salita, cinque stelle di difficoltà. Guardate bene la lunghezza della tappa: appena 129 km e cinque salite, la prima dopo appena 12 km dal via. Ci sono salite famose come il Col des Saisies (13,7 km al 6,4%) e il Cormet de Roselend (5,9 km al 6,3%) prima della lunga ascesa finale a La Plagne: 19,1 km al 7,2% e punte del 10% tra il 12° e il 13° chilometro. La Plagne significa la vittoria di Fignon in maglia gialla nel 1984 davanti a Hinault, e poi nel 1987, e la progressione di Miguel Indurain nel 1995, il suo quinto e ultimo trionfo, quando staccò anche Pantani. In cima a La Plagne, comunque, si vede già l’Arco di Trionfo di Parigi: il Tour 2025 finisce qui.