In più di uno derubrica la vicenda ad "affare da retroscenisti". Ma nelle file del campo largo e tra i Dem in particolare non è passato inosservato l'articolo della Stampa che mette in luce una rinata comunanza di amorosi sensi tra l'ex ministro Dario Franceschini e il leader di Iv Matteo Renzi, riuniti nella strategia sulla partita del centro e dei suoi dintorni.
Sulla vicenda, va detto, tutto o molto è legato a filo doppio con la questione della legge elettorale che il centrodestra parrebbe intenzionato a modificare in chiave proporzionale. Non solo. Secondo gli ultimi rumors l'ipotesi di lavoro della maggioranza prevederebbe anche l'indicazione del premier e una soglia di sbarramento appetibile a un partito come Azione - chiamato tra l'altro oggi in causa dallo stesso Tajani nella partita di Milano - anche qualora non andasse in coalizione.
Tutte caratteristiche poco favorevoli al centrosinistra. La risposta a uno schema di questo tipo, sulla quale si starebbe ragionando dalle parti di Franceschini e Renzi, potrebbe essere, dunque, quella di un contenitore esterno al Pd che guardi all'elettorato centrista scontento, a partire da quello di FI. E nei ragionamenti su questo modello e su chi potrebbe andare a guidare una formazione di questo tipo torna il refrain del 'modello Salis' di Genova.
"Vorrei prevenire - prova però a sgombrare il campo da equivoci Franceschini - i retroscena estivi: io penso che per vincere sarebbe utile nascesse una forza moderata del centrosinistra che unisca e rafforzi un'area troppo frammentata.
Tutto qui, perché è evidente che la mia casa è e resterà il Partito Democratico guidato da Elly Schlein". Nessun commento, intanto, da parte di Salis che, in ogni occasione, nelle scorse settimane, pur mostrandosi lusingata dell'attenzione verso il laboratorio delle alleanze nella sua città, aveva puntualizzato: "mi sono insediata da poco più di un mese e il mio obiettivo a Genova è fare bene per i prossimi cinque anni". Un altro nome che continua a circolare è poi quello di Ernesto Maria Ruffini.
Ma tant'è. L'opzione del contenitore di centro al momento non sembra scaldare i cuori nell'ala riformista del Pd. "Auspico che tutti assieme - dice Alessandro Alfieri - si possa andare a costruire una coalizione credibile con un progetto vincente per tornare a governare il Paese, ma queste alchimie fatte a tavolino non mi convincono per niente". Lo stesso concetto di unità espresso da un big dell'area riformista chiamato in causa, per altro, a più riprese come possibile federatore: Paolo Gentiloni. "Il centrosinistra - evidenzia - deve candidarsi a governare nelle forme più ampie e unitarie possibili, ma deve farlo con una cultura di governo. Cultura di governo, competenza, serietà, queste sono le cose che consiglierei nell'insieme alle nostre forze di opposizione, oltre che ovviamente lo sforzo a cercare unità".
Dalle parti di Iv, intanto, si sottolinea come Renzi guardi con favore a ogni tentativo di far sorgere un'area riformista.
Salis certo, ma anche Onorato, Russo e gli altri i possibili nomi. Nel frattempo, il partito di Renzi punta a eleggere diversi consiglieri regionali alla prossima tornata elettorale.
Tra i fedelissimi di Schlein non si dà troppo peso alla vicenda.
Si tratta, per dirla con un big Dem, di indiscrezioni "costruite sul nulla". Il rischio del tormentone estivo sul centro è, però, sempre dietro l'angolo.
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