Il gioco del belga ingloba quello dei compagni. Immagina e crea bellezza come faceva il Pibe de Oro
Marco Ciriello
15 ottobre - 08:41 - NAPOLI
L’ esperienza che ha sulle spalle potrebbe stancarlo, ma l’ambizione di cercare ancora uno spazio tra i migliori continua a farlo andare. Ha rallentato un po’ il suo incedere, rimane la rapidità delle decisioni, la capacità di taglio — citofonare Hojlund — e la sua aristocrazia quando calcia i rigori: tiri di gelo, per dirla con Eduardo De Filippo. Ecco Kevin De Bruyne, che non cambia saltando dall’azzurro della maglia del Napoli al celestino di quella del Belgio — due rigori segnati contro il Galles —, lasciando intatta la sua capacità di guida. Continuando a scavare tra le sue virtù calcistiche. Talento e continuità nonostante il tempo che passa.
protagonista
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Man mano che aumentano il numero di partite giocate nella sua seconda vita, quella del campione che si rimette in gioco, cresce anche il tasso di protagonismo. E passaggi o rigori, aperture o punizioni: Kevin De Bruyne si allaccia al Napoli e alla città, nodi sentimentali con le aspirazioni che aumentano e i desideri che bussano. Col Belgio che rischia di essere la seconda Argentina, con Romelu Lukaku e il mai passato Dries Mertens come nume del ricordo. De Bruyne, piano piano, si sta rivelando il calciatore guida che era mancato, perché il Napoli ha avuto dei protagonisti — Osimhen e Kvaratskhelia —, dei trascinatori – Lukaku e Scott McTominay – ma ora ha un cervello che ingloba anche il cervelletto Stanislav Lobotka, che si aggiunge ai cuori che corrono sulla fascia, anche per lui: a cominciare dal centrocampista scozzese. Il gioco di contrappeso con McTominay dice proprio della possibilità in campo e nell’immaginario di avere un trascinatore e una guida, un protagonista e un regista, ed è questo il nuovo corso napoletano, è questo il nodo gordiano che diventa contiano. Nell’equilibrio dell’andare e coprire tra il belga e lo scozzese c’è il futuro del Napoli e la possibilità di tornare a vincere in campionato e di avanzare nella Champions League.
soluzioni
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Il calcio di Kevin De Bruyne è pieno di soluzioni inaspettate e decisive che prima a Napoli erano state incarnate da Marek Hamsik, con una percentuale più bassa di soluzioni appropriate e un tasso tecnico inferiore, ma la capacità di aprire il campo ai compagni è la stessa. Hamsik era un grido malinconico, De Bruyne, invece, è un blues. De Bruyne, per ora, sforna piatti gourmet al ritmo di una pizzeria, avrebbe detto Gianni Mura. Colpiscono la sua freddezza quando calcia e la sua calma quando riceve o va a prendersi il pallone, in pratica mentre lui è un iceberg intorno si scatena una attesa da sambodromo, questa differenza di temperatura e temperamento crea una discrasia sentimentale che si è vista raramente persino nella città del Vesuvio. La sua aggressività è mentale, basta vederlo dirigere i compagni con sguardi e mani che disegnano direzioni mentre pensa con i piedi, e come i veri maestri indica la strada agli altri mentre lui si sposta in direzione opposta. È questo che fa il calciatore guida. È un calciatore tranquillo che accelera senza accelerarsi, che illumina giocando con l’ombra. È mansueto e con lo sguardo su un sogno lontano che poi arriverà anche agli altri, ed è questo quello che era mancato al Napoli.
elegante e perfido
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La sua ricchezza tecnica gli permette di venire fuori con scioltezza — come si è visto in Champions League — lasciando poi la porta e il gol a Rasmus Hojlund. È elegante e anche perfido quando incede nella sua eleganza, ovviamente poi qualcosa ha perso dovendo dribblare anche il tempo che lo marca a uomo. Ma gli resta, intatta, la capacità di scegliere il destino del pallone, e questo è un privilegio per pochi, per dire in Serie A hanno questa caratteristica Luka Modric, Nicolò Barella e Nicolas Paz. È evidente che la rotta di Kevin De Bruyne stia nella geometria che apre spazi nuovi senza perdere l’estetica del gesto che la guida, con una semplicità assoluta. La sua naturalezza, per quanto giri a una velocità inferiore rispetto a quando serviva la corte di Pep Guardiola, non ha smesso di innamorare, per questo i napoletani si sono fatti "mendicanti di bellezza" come diceva Eduardo Galeano, fino a pretendere la giocata che, poi, puntuale arriva. L’attimo di luce in campo che evoca ricordi maradoniani, per quanto lontanissimi e irripetibili: quando lo straordinario era routine. Con De Bruyne si assiste al prodigio quotidiano ed è tanto.