Napoli culla il sogno: "Ma non si dice. Statuette? Solo quando sarà il momento..."

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Per le strade della città il giorno dopo il +3 in classifica sull'Inter nella corsa scudetto: "Il Napoli è un viscerale motivo di felicità, non pretendiamo che gli altri capiscano... Preparativi per la festa? Siamo pazzi, non scherziamo"

Salvatore Malfitano

28 aprile - 17:47 - NAPOLI

"Ah, non si dice". È un richiamo così gentile e perentorio, con tanto di indice alzato, che è impossibile contravvenire. D'altronde, l'atmosfera è dolce. Il sole estivo che si infila tra i vicoli del centro storico di Napoli scalda le vie più caratteristiche, dove certi riti e scaramanzie fanno parte di un'identità popolare, visibile anche alle centinaia di migliaia di turisti che da ogni parte del mondo stanno affollando la città. E nessuno di loro si permette di fare domande sullo scudetto, per carità. Noi ci abbiamo provato e la risposta è stata inequivocabile. Anni fa, il momento più suggestivo per percorrere queste strade era il Natale, perché lì sorgono le botteghe più antiche dell'arte presepiale. Le statuette, oramai da tempo, non hanno più stagione. Conte ne meriterebbe quasi una ad altezza naturale. "Gliela prepareremo con tutto il cuore, ma solo quando sarà il momento". Guai ad anticiparsi, sarebbe un clamoroso autogol. Anche perché i più grandi e i più piccoli si ricordano gli scudetti persi al fotofinish, nel 1988 come nel 2018. "Ma anche il Napoli di Vinicio..." ricorda chi ha qualche primavera in più alle spalle. 

SAN DIEGO

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Al bar Nilo, nell'omonima piazzetta, c'è qualche cliente in più del solito. Quando si parla di un Napoli trionfale i primi pensieri corrono a Maradona e a tutti i luoghi di culto che inevitabilmente si sono generati. Uno dei primi è l'edicola votiva nel bar dedicata al campione argentino. Non ci si perde in gesti esasperati. Basta un tocco prima di uscire, uno sguardo prolungato che racchiude una preghiera. Un'invocazione di protezione, affinché Diego ponga la sua mano sul capo della squadra, per le quattro partite che restano. In fin dei conti, sono solo 10 i punti che servono per poter gridare di gioia. I Quartieri Spagnoli sono una meta di pellegrinaggio così sdoganata che è davvero complesso farsi strada fino al celebre murales. Stranieri e scolaresche visitano il piccolo spiazzale, i napoletani preferiscono orari meno affollati, magari di notte, come ha fatto Conte e altri personaggi importanti prima di lui. 

LE STRADE

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Le gigantografie per i protagonisti del terzo scudetto sono rimaste appese un po' ovunque, così come i tricolori, che in questi giorni ben si sono adattati alla Festa della Liberazione. Che nessuno li stacchi, però. "Non abbiamo mai avuto il coraggio di staccare le decorazioni. Ci ricordano un'impresa così incredibile. Molti confondono certi modi di fare, credono che siamo incapaci di mantenere contegno o che vogliamo rendere teatrale qualsiasi cosa. Semplicemente, qui il Napoli è un viscerale motivo di felicità e lo viviamo come tale, senza pretendere che qualcuno comprenda la sensazione" spiega uno dei commercianti, nelle vie a ridosso della stazione centrale, che si è occupato personalmente di addobbarle. Alla domanda se già ci si sta attrezzando, la risposta è più o meno la stessa. "Siamo pazzi, non scherziamo. Due anni fa lo sapevamo da mesi che avremmo vinto. Ora non possiamo esserne lontanamente sicuri". Vinto cosa? "Ci hai provato, bel tentativo. Ma non si dice, per ora".

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