Dopo il suo ritiro a soli 30 anni, l'olandse è tornato sotto ai ferri dal chirurgo Van Dijk. Ma quanto ancora avrebbe potuto dare al calcio italiano?
Giornalista
5 febbraio - 07:36 - MILANO
C’è stata un’epoca felice, prima che fossero cacciati con una spada di fuoco, in cui i giornalisti seguivano gli allenamenti delle squadre e parlavano con i giocatori. Andare il sabato mattina a Milanello era andare a teatro, perché Marco Van Basten provava i tiri al volo. Gli crossavano e lui calciava con l’eleganza di un cigno. Gol al volo come quello leggendario all’Urss, ne avremmo visti a decine dal loggione di Milanello. Tornano in mente questi ricordi perché Van Basten si è operato di nuovo alla maledetta caviglia destra che lo ha costretto al ritiro a soli 30 anni, dopo un calvario di operazioni. A 60 anni è tornato sotto i ferri, gli fa ancora male. Si è operato in Italia, a Pisa, dove esordì in Serie A segnando un rigore. Un chirurgo olandese, dal nome di stopper: Van Dijk. Raccontava Sacchi: "Se aveva male a un callo, andava da un callista olandese. Io gli dicevo: 'Marco, non abbiamo l’anello al naso. Quando noi vincevamo i mondiali, voi eravate ancora sott’acqua'". Van Basten detestava le partitelle a tema, lasciava biglietti in ufficio: "Giochiamo liberi, mister". Ma è grazie ad Arrigo che è diventato un fuoriclasse da tre Palloni d’oro. Quanto è costato Gimenez? Quanto varrebbe oggi il Cigno? Quanta bellezza ci siamo persi per quella caviglia? Marco era come la Torre di Pisa, unica nella sua bellezza imperfetta. Galliani ripete spesso: "Rita Hayworth era più brava e bella di Marilyn, ma l’abbiamo vista invecchiare. Marilyn no, resterà giovane in eterno, come James Dean, come Marco. Miti". Quella corsetta a San Siro, col giubbotto di camoscio, per dire addio, continuerà a farci male.