Dal 14 maggio al 14 settembre, sembra un altro mondo: Ndoye è altrove, tra i 26 giocatori a referto per Conceiçao ne sono rimasti 12. Ecco perché l'allenatore rossoblu non ha cambiato panchina
Maggio è un altro mondo. La scuola finiva, l'estate cominciava, dei dazi alle merci si parlava nei libri di economia. Il 14 maggio, il Bologna batteva il Milan in finale di Coppa Italia: sono passati quattro mesi e dopo quattro mesi esatti, il 14 settembre, Milan e Bologna torneranno sullo stesso campo. Vecchio mio, chi si rivede. Il Bologna un'estate dopo ha la stessa anima, è cambiato restando fedele alla linea: Ndoye, che decise la finale, è al Nottingham Forest, però l'impronta si riconosce. Il Milan no, il Milan è un altro.
milan: la rivoluzione d'estate
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Il Milan ora è una squadra diversa e questo si vede. A maggio c'era Reijnders in mezzo al campo, c'erano Jimenez e Theo sulle fasce, in attacco giocava Jovic. Spirito da battaglia, quella sera, pochissimo. I principi ora sono differenti, si gioca con due punte e dei 15 giocatori in panchina a Roma ne sono rimasti quattro: Torriani, Bartesaghi, Loftus-Cheek e Santiago Gimenez, sopravvissuto con un doppio salto carpiato nell'ultima settimana di mercato. Ora ci sono un altro direttore sportivo e un altro allenatore.
vincenzo italiano e il milan
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Appunto, l'allenatore. Ci sono state possibilità che Vincenzo Italiano saltasse da una panchina all'altra? In questi quattro mesi, è stato vicino a firmare con il Milan? Vicino, no. Una possibilità però sì, certo, c'è stata. Il Milan ha valutato Italiano concretamente e Giorgio Furlani ha parlato anche di lui nell'incontro di primavera a Firenze con Igli Tare. Non se ne è fatto nulla perché tutti, al momento decisivo, hanno scelto altro. Italiano è voluto rimanere al Bologna per completare il percorso tra campionato ed Europa League: per lui non era tempo di cambiare ancora, un anno dopo l'addio alla Fiorentina. Piuttosto, Italiano è andato nella direzione del rinnovo (al 2027) con adeguamento. Il Milan invece ha chiamato Allegri e in questo Igli Tare è stato molto importante, probabilmente decisivo. Tare ha sempre pensato che al Milan servisse un allenatore di prima fascia, di grande esperienza, testato in grandi club. Dopo anni così complessi, la sua idea è sempre stata ritrovare i valori e le sicurezze del grande Milan del passato. E allora, Allegri: quando lo ha chiamato, hanno chiuso in tre giorni.