
intervistA
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Il grande ex diventa cittadino onorario: "Ne ho parlato con De Laurentiis, che ora sta tirando il fiato dopo lo scudetto. La mattina vado in terrazza, bevo il caffé e..."
A ffacciandosi dai banchi della Giunta della Sala dei Baroni, in un Maschio Angioino che pare essere uno stadio, mentre sta attraversando i suoi nove anni da principe azzurro e Napoli lo sta “eleggendo” cittadino onorario, Dries Mertens si sveste di quell’allegria contagiosa che l’ha reso uno di loro e deve fermarsi, perché le lacrime stanno irrompendo. "Sono arrivato come calciatore e ci vivo da uomo innamorato. Dicono che Napoli sia rumorosa, caotica e sporca ma chi si si ferma in giudizi superficiali non la conosce". In quel “teatro” ch’è storia, cultura, senso d’appartenenza, il sindaco Manfredi ha deciso fosse giusto aggiungere un napoletano e Mertens, sotto gli occhi del papà, della moglie ("una donna che rasenta la perfezione"), di Paolo Cannavaro e di centinaia di persone in delirio, resiste e poi non più: si mette a viaggiare tra gli scudetti persi e quelli accarezzati, tra Istanbul e Lukaku, tra Conte e (lateralmente) De Bruyne e si lascia andare. "Perché questo è il vero Paradiso".