Mario Draghi, lo stop Ue delle auto nel 2035 "può essere irrealizzabile"

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L'ex premier "l'obiettivo del 2035 potrebbe rivelarsi irrealizzabile" e "rischia di consegnare quote di mercato ad altri, soprattutto alla Cina"

16 settembre - 17:51 - MILANO

"Inazione e lentezza minacciano non solo la competitività europea ma la sua stessa sovranità". "Per la sopravvivenza dell'Europa dobbiamo fare ciò che non è mai stato fatto prima e rifiutarci di essere frenati da limiti autoimposti". È il monito lanciato dall'ex premier ed ex presidente della Bce, Mario Draghi, alla conferenza organizzata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per celebrare il primo anno dalla pubblicazione del Rapporto di Draghi sul futuro della Competitività europea. Nello specifico del settore dell'auto nell'Unione europea "attenersi rigidamente all'obiettivo del 2035 potrebbe rivelarsi irrealizzabile e rischia di consegnare quote di mercato ad altri, soprattutto alla Cina" dice Draghi. Secondo l'ex premier la prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 "dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi di mercato e tecnologici". Inoltre serve "un approccio integrato" sui veicoli elettrici, che copra catene di approvvigionamenti, infrastrutture e potenzialità dei carburanti a zero emissioni di carbonio. 

niente circolo virtuoso

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"Nei prossimi mesi, il settore automobilistico metterà alla prova la capacità dell'Europa di allineare regolamentazione, infrastrutture e sviluppo delle catene di fornitura in una strategia coerente per un'industria che, non dimentichiamolo, impiega oltre 13 milioni di persone lungo l'intera catena del valore", ha ricordato. La scadenza Ue del 2035 per emissioni nette a zero "era pensata per innescare un circolo virtuoso: obiettivi chiari avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, ampliato il mercato interno, spronato l'innovazione in Europa e reso i modelli elettrici più economici. Si prevedeva che le industrie", come su batterie e microprocessori si sarebbero sviluppate in parallelo. "Ma non è avvenuto" e l'installazione dei punti di ricarica dovrebbe accelerare "di 3-4 volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata". "Il mercato dei veicoli elettrici è cresciuto più lentamente del previsto. L'innovazione europea è rimasta indietro, i modelli restano costosi e la politica delle catene di fornitura è frammentata. Di fatto - ha rilevato Draghi - il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO2 sono calate appena negli ultimi anni". 

Anfia, proposte concrete

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L'associazione italiana dei costruttori di auto Anfia ribadisce "ancora una volta l'assoluta necessità di operare secondo le linee del Rapporto Draghi. A distanza di dodici mesi, non c'è più tempo da perdere. Servono proposte concrete: revisione dei target di CO2 anzitutto per il triennio 2025-2027, per il quale vanno ridefiniti i target per gli Lcv (veicolo commerciali leggeri); revisione dei target di CO2 al 2030, ipotizzando un loro innalzamento a 75-80 g/km di CO2 e, infine, al 2035, prevedendo fin d'ora un'estensione fino a 5 anni del tempo per adeguarsi ai target e una quota fino al 25% di veicoli non Bev (ovvero elettrici); per i veicoli industriali, definire nuovi target rispetto agli attuali, che sono irraggiungibili e di cui si parla troppo poco; un piano serio di decarbonizzazione del parco circolante dei 250 milioni di auto con età media di oltre 12 anni".

La Gazzetta dello Sport

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