"Noi con un allungamento anche formale dell'età pensionistica noi quell'articolo non lo votiamo. Se non lo votiamo cosa succede, che quell'emendamento non si farà" e le modifiche contenute (misure da 3,5 miliardi, ndr.) "si faranno in un altro momento, quando ci sarà consenso".
Lo ha detto il senatore della Lega e relatore della manovra Claudio Borghi al termine dell'ufficio di presidenza durante il quale, secondo quanto riferiscono le opposizioni, il sottosegretario all'economia Federico Freni avrebbe riferito che non arriverà alcuna modifica del governo sulle finestre pensionistiche. "Qualche tentativo credo che continueranno a farlo", ha comunque detto Borghi.
"E' Kramer contro Kramer, Lega contro Lega e Lega contro governo". Così la senatrice di Iv Raffaella Paita commenta la situazione dopo la sospensione della commissione Bilancio in seguito alla decisione della Lega di non votare l'emendamento del governo dopo che il sottosegretario all'Economia Federico Freni ha annunciato che non arriverà più alcuna modifica sulle pensioni e quindi sulle finestre. "C'è una questione politica, se in questo governo non sono in grado di dirci come coprono i 3,5 miliardi di sicuro non glielo dobbiamo dire noi. La verità è che sta andando in tilt la maggioranza", prosegue Paita. "Fino ad adesso le opposizioni hanno dato massima disponibilità e se siamo ancora qui con la possibilità di votare la prossima settimana la legge di bilancio è per l'ampia disponibilità delle opposizioni che a questo punto esiste ancora se non viene presentato altro: e in quel caso però non c'è più il 4.1000 perché la Lega non lo voterà.
L'alternativa è che vada bene anche" alla Lega "ma a quel punto si votano 5.700 emendamenti: queste sono le due situazioni, o non ci sarà più il 4.1000 o ci sarà esercizio provvisorio perché noi qui iniziamo a parlare dall'1.1 al 5.100", ha detto il senatore M5s Stefano Patuanelli.
"E mi permetto anche di dire che qui qualcuno ci perde la faccia: siccome è stato detto nero su bianco che su quell'emendamento non ci sarà il voto della Lega da parte di Borghi e Romeo, o fanno marcia indietro e perdono la faccia Borghi e Romeo o il governo non c'è più".
Nonostante il fischio finale in Aula da parte della premier Giorgia Meloni la maggioranza continua a litigare sulle pensioni. La Lega, che da giorni si sfila e punta i piedi su diversi dossier caldi continua a essere in sofferenza e va all'attacco sulla riformulazione della norma proposta dal Mef che prevede la modifica solo della stretta sul riscatto della laurea, non quella sulle finestre mobili.
Così, mentre il ministro Giorgetti, alla Camera, spiega e difende la misura ("L'intervento sulle finestre mobili può essere cambiato quando si vuole", spiega tra l'altro) il suo collega di partito, Claudio Borghi, si scaglia contro il testo: "Noi con un allungamento anche formale dell'età pensionistica quell'articolo non lo votiamo. Se non lo votiamo cosa succede, che quell'emendamento non si farà" e le modifiche contenute (misure da 3,5 miliardi, ndr.) "si faranno in un altro momento, quando ci sarà consenso".
"E' un passo in avanti che non ci siano i riscatti delle lauree, ma non ci sono le finestre. Chiediamo al governo una riformulazione differente", ha detto il relatore leghista alla manovra. Il cortocircuito, insomma, è tale che, dopo una sospensione dei lavori e un vertice di maggioranza, ancora la quadra è da trovare e si attende un nuovo testo. Tutto questo con conseguente rallentamento dei lavori e la tabella di marcia preventivata dal governo che prosegue per stop and go. Con una seduta notturna in Commissione Bilancio del Senato, che si è riunita poco dopo le 21.
Claudio Borghi al termine dell'ufficio di presidenza durante il quale, secondo quanto riferiscono le opposizioni, il sottosegretario all'economia Federico Freni avrebbe riferito che non arriverà alcuna modifica del governo sulle finestre pensionistiche, ha continuato a tenere la linea "Qualche tentativo credo che continueranno a
farlo", ha comunque detto.
Poche, in effetti, le misure pesanti approvate finora. Tra queste il taglio dal 4 al 3% del tasso applicato sugli interessi delle rate della rottamazione quinquies. Una norma targata Lega (che però chiedeva anche l'ampliamento della platea) ma rivendica almeno questo risultato. Via libera anche a una serie di interventi coperti con il 'fondino' per le modifiche parlamentari: si va dalle risorse contro l'antisemitismo proposte da Iv al contributo al Cnr (Avs).
Niente da fare invece per la norma sulle elezioni 2026 che il governo aveva provato a inserire in una riformulazione di un emendamento di Forza Italia. Il testo, per consentire per tutto l'anno votazioni anche nella giornata di lunedì, di fatto, avrebbe anticipato il decreto elezioni che viene consuetamente varato prima delle consultazioni elettorali.
Nella lettura delle opposizioni di fatto un gancio per poter poi stringere i tempi anche sul referendum sulla giustizia. Ma di fronte alle proteste in commissione su questo punto il governo sceglie di non procedere. "Non c'era nessun disegno nascosto - sottolinea il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani - ma per evitare diverse interpretazioni verrà ritirato e verrà presentato un decreto in uno dei prossimi Consigli dei ministri".
Spunta, poi, nel pacchetto dei riformulati una misura sul comparto delle armi. La proposta di modifica prevede che per tutelare la sicurezza e "rafforzare le capacità industriali della difesa riferite alla produzione e al commercio di armi", il governo possa individuare "attività, aree, infrastrutture" tra l'altro per l'ampliamento e lo sviluppo delle capacità industriali della difesa".
Le opposizioni sono sulle barricate. "E' un blitz gravissimo - attacca Angelo Bonelli di Avs - che punta a trasformare le fabbriche italiane in luoghi di produzione delle armi". La proposta resta al momento accantonata. La giornata, però, è monopolizzata dal tema pensioni con le opposizioni che vanno all'attacco mettendo le mirino le divisioni nella maggioranza.
"Ci opporremo ai colpi di mano di questo governo che ormai è precipitato nel caos e litiga su tutto", dice la segretaria del Pd Elly Schlein. "La manovra è ormai a una deriva che va fermata", dice anche M5s in una nota i parlamentari M5S delle Commissioni bilancio e finanze di Senato e Camera. I lavori sulla manovra, accusa Avs con il capogruppo a Palazzo Madama Peppe De Cristofaro, sono bloccati dall'"auto-ostruzionismo" della maggioranza che "è in preda a una crisi di nervi".
"La maggioranza - dice anche il segretario di +Europa Riccardo Magi - sta continuamente modificando la legge di bilancio, tra l'altro con emendamenti che poi sono subemendati da esponenti della stessa maggioranza che tornano indietro. Non é la manina del Mef ma la mancanza di una linea politica condivisa di questo governo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA

4 ore fa
2










English (US) ·