Dai 6 miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale all’ammissione che sul payback dei dispositivi medici la risposta «non è ancora sufficiente» fino ai Ccnl nella Pa: il titolare dell’Economia in Aula al Senato tace però sui medici rimasti a bocca asciutta sulle risorse extracontrattuali
22 dicembre 2025

«Sulla sanità c’è un aumento di risorse di 6 miliardi mai visto in tempi recenti» e «abbiamo cominciato a farci carico anche di costi che non sono propriamente nostri perché il payback sanitario non l’ho inventato io. Però abbiamo cominciato in qualche modo a farcene carico». Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intervenuto in Aula al Senato al termine della discussione sulla legge di Bilancio (AS 1689). Una sottolineatura importante in un discorso di 15 minuti in cui il titolare del Mef ha risposto indirettamente agli strali dell’opposizione sulla gestione della sanità.
Prime risposte sul payback
«I dispositivi medici sono un problema, lo so perfettamente - ha aggiunto Giorgetti - ma abbiamo cominciato anche se probabilmente in modo non ancora sufficiente a dare una risposta», ha aggiunto guardando alle istanze insoddisfatte delle piccole e medie imprese produttrici sulla risoluzione del nodo payback.
Il focus sui contratti
Nessun accenno alle proteste massicce dei sindacati medici, profondamente delusi - lamentano - per il “blitz notturno che alla vigilia di Natale ha affondato l’emendamento che avrebbe reso disponibili le risorse extracontrattuali già stanziate per la dirigenza medica da ben due leggi di bilancio e soprattutto avrebbe colmato il ripetuto vulnus alla dignità dirigenti sanitari penalizzati da un gap economico ingiustificabile. Una dirigenza sanitaria esclusa, così come i medici convenzionati, dall’adeguamento delle prestazioni aggiuntive con cui a parole, ma non nei fatti si vorrebbe risolvere il problema delle liste d’attesa”.
Di liste d’attesa Giorgetti non ha parlato ma ha piuttosto citato il lavoro del collega Zangrillo (Pa) seduto accanto a lui, che «ha firmato contratti del pubblico impiego vecchi e fermi da anni». E «non soltanto - ha proseguito -: abbiamo messo in bilancio risorse per i prossimi recuperando tutto. Anche questo è un fatto nuovo perché le indennità di vacanza contrattuale erano la regola nelle manovre».
I numeri dei relatori
Due su tre dei relatori del Ddl di bilancio dedicano parte del proprio intervento in Aula alla sanità: se Dario Damiani (FI) ricorda che è questo il cavallo di battaglia dell’opposizione, «poi però ci sono i dati che sconfessano tutto e nella sanità oggi possiamo dire che siamo arrivati a investire circa 152 miliardi nel 2026, che ne abbiamo aumentati 21 rispetto al 2022 e che questi investimenti continueranno a crescere. Investimenti che in questi anni - ha sottolineato - hanno portato 7.300 nuove assunzioni di cui mille medici e poi infermieri e operatori socio assistenziali e quindi a miglioramenti anche degli stipendi in favore del personale sanitario, della riduzione delle liste d’attesa e del rispetto dei termini di erogazione delle prestazioni sanitarie». Mentre parla di «quasi 8 miliardi in più in 3 anni sul Fondo della sanità» Claudio Borghi (Lega) sottolineando che «è la cifra più grandi di tutte» E «poiché i numeri non mentono», ricorda che «a tagliare i fondi per la sanità sono stati i governi Renzi, Gentiloni e Monti».
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