Il comico siciliano torna in tv con il “GialappaShow”: "Giocavo per strada col Super Santos e amavo i numeri 10. Vorrei Yuri Chechi sul palco con me, mi ha portato fortuna"
Non è bastata... una magia per farlo diventare un calciatore famoso, ma in compenso il Mago Forest, al secolo Michele Foresta, di calcio è rimasto appassionato. E nella nuova stagione di GialappaShow al via lunedì su Tv8 avrà occasione di confermarlo.
Mago Forest, da giovane era sportivo?
"Sì, giocavo molto per strada con il mitico Super Santos e ci inventavamo i campetti nei posti più strani. A Nicosia però i campetti erano tutti in salita o in discesa e spesso chi sceglieva il campo, vinceva. Noi a volte giocavamo in quello vicino alla casa di zio Filippo, un contadino della zona, e quando il pallone finiva nel suo orto, lui non protestava: con il coltello ce lo segava a metà e ci ritirava le due metà per usarle come cappelli. Un altro campetto aveva una porta vicino a un burrone dove la palla cadeva puntualmente. La raccoglieva il portiere se era gol o chi aveva calciato, se non segnava. Quante volte ho fatto su e giù da quel burrone...".
Sognava di diventare un calciatore?
"Sì, ma non ero molto portato né da portiere né da centravanti. I miei idoli erano Zoff e Anastasi".
Ricorda le prime partite di calcio guardate in tv?
"Quelle di Messico ‘70 al bar. E poi quelle che la domenica trasmetteva la Rai: in onda andava uno dei due tempi, il più divertente o quello con più gol".
E allo stadio?
"Nel mitico stadio di Nicosia non entravamo per non pagare il biglietto e scalavamo Rocca Palta che era una specie di... terzo anello di San Siro. Da lassù si vedeva solo una porta e quello che succedeva dall’altra parte, lo capivamo in base alle reazioni dei giocatori. Come con le partite sulla Rai, era destino che vedessi solo una parte di ciò che succedeva".
Se avesse intrapreso la carriera da calciatore, sarebbe diventato famoso come...?
"Sarei diventato la riserva della riserva della riserva anche nelle partitelle settimanali. Se però parliamo di sogni, sarebbe stato bello essere come Magic Box Gianfranco Zola. E poi sarei anche Baronetto... Mi piaceva come calciatore e lo stimo come persona".

Si sente un numero 10?
"Amavo quel tipo di giocatori: Zola, Platini, Del Piero, Antognoni, Beccalossi, Baggio".
Un calciatore che avrebbe potuto fare il comico?
"Quando ho lavorato nei villaggi ho conosciuto un giovane Antonio Conte che era lì in vacanza con Rampulla, Napoli e Alessio. Conte è molto simpatico. Per lavoro sono spesso stato con Demetrio Albertini e anche lui è forte".
Totti, Balotelli o Vieri: chi “buca” più lo schermo?
"Sono tutti fuoriclasse. A me è simpatico Balotelli che con la Nazionale poteva farci sognare ancora di più. Leggevo che da ragazzo ne combinava parecchie. Mi sarebbe piaciuto fare una trasmissione con lui dal titolo 'Una notte con Balotelli'”.
Uno sportivo che vorrebbe con lei sul palco?
"Yuri Chechi. I primi anni di Zelig, per la precisione nel 1997 quando lui era fresco della medaglia d’oro olimpica, cercavo una parola magica tipo 'Sim Sala Bin' o 'Abracadabra' e coniai 'Yurichechi, Chechiyuri'. Mi ha portato molta fortuna".
Da allenatore lei che modulo utilizzerebbe?
"Il 5-5-5. Alla Oronzo Canà".
Nel suo staff ci sarebbero i Gialappi?
"Nooooo. Sentire le loro critiche e le loro battute anche quando alleno, proprio no. Ma li prenderei come raccattapalle".

Da juventino, con l’interista Marco Santin sono “scintille”?
"Niente scintille perché evito di stare nei suoi paraggi quando gioca l’Inter e per sicurezza anche il giorno prima e dopo. La verità è che lui ci tiene di più; io sono un tifoso tiepido".
In uno dei promo della nuova stagione di GialappaShow, in prima visione assoluta su TV8 ogni lunedì, alle 21.30, lei riprende il coro da stadio “C’è solo un capitano”. Chi è stato il “suo” capitano, in campo e nella vita?
"In campo lavorativo ho avuto a lungo un capitano... a tre teste, quelle di Marco, Carlo e Giorgio della Gialappa’s, mentre ora che è andato via Carlo, le teste sono due. Nella vita il mio capitano è Homer Simpson".
Se potesse fare apparire un giocatore del passato nella rosa attuale della Juve, chi vorrebbe?
"José Altafini perché abbiamo difficoltà a vincere e ci sarebbe utile uno che entra e decide le partite".
Com’è stato avere CR7 in bianconero?
"Ronaldo è un alieno che è atterrato anche nella Juve. Sono contento di essermelo goduto. Con noi ha segnato un centinaio di gol, anche se il più bello, quello in rovesciata, lo ha fatto a Torino, ma contro la Juve".

Come è stato lavorare con un tifoso del Napoli come Arbore?
"Un onore. Lui è stato l’altra televisione, l’altra musica, l’altra radio... Spero di aver assorbito un po’ della sua goliardia, il suo non prendersi mai sul serio. A 'Indietro tutta' ero un ragazzino alle prime armi e ho avuto la fortuna di stare con due lupi di mare come lui e Frassica. Se sono sulla strada giusta, e ancora non so se lo sono, il merito è anche loro".
A proposito, lei da cantante come se la cava?
"Malissimo e dico malissimo solo perché un avverbio più negativo non mi viene in mente. In vetta alla classifica delle cose che non so fare, c’è cantare".
Tornerebbe volentieri sul palco di Sanremo?
"Ci sono stato due volte con Baglioni direttore artistico e va già bene così: è stata tra le mie esperienze più adrenaliniche. Non mi tirerei indietro se arrivasse una chiamata, ma non me l’aspetto".
Per vedere l’Italia al Mondiale serve... una magia?
"Troppo saltarne tre di fila. Non ci penso neppure".
Gattuso come ct le piace?
"Il collega Gattuso mi piace. In Italia ci sono 60 milioni di allenatori della Nazionale e io sono tra quelli. Ecco perché siamo colleghi. Si vede che ha voglia di vincere e che, come quando giocava, butta il cuore oltre l’ostacolo. Speriamo che l’ostacolo dei playoff non sia troppo alto".