(di Paolo Biamonte)
Un evento storico, irripetibile,
costruito anche con qualcosa di più di un pizzico di follia, che
ha raccolto 150 milioni di dollari per le vittime della carestia
in Etiopia e ha distrutto la carriera del suo ideatore, Bob
Geldof. Live Aid compie quarant'anni il 13 luglio e c'è da
chiedersi se la Generazione Z e quella di chi è convinto che la
musica sia un insieme di singoli da mettere in una playlist
sappiano di cosa si tratti.
Nel 1985 i cd erano usciti sul mercato da tre anni e per
capire che tipo di difficoltà tecnica sia stata affrontata basta
guardare la forma e le dimensioni delle telecamere di quegli
anni. All'epoca Bob Geldof era ancora il leader dei Boomtown
Rats, una band irlandese che nei primi anni della New Wave aveva
avuto un buon successo. Dopo Live Aid la carriera musicale di
Geldof si è esaurita: per chi avesse voglia di riascoltarli
saranno il 16 luglio a Pordenone. Nel frattempo però Geldof per
i meriti raccolti nell'ambito della beneficenza è diventato Sir.
A Live Aid, che in 16 ore di diretta allestita utilizzando 16
satelliti (40 anni fa i satelliti erano costosissimi e avevano
orari limitati ma non dipendevano dalle bizze di Elon Musk) fu
seguito da 2 miliardi di persone, divisi tra il palco dello
stadio Wembley a Londra e quello del JFK Stadium di
Philadelphia, parteciparono Paul McCartney, Bob Dylan, gli U2, i
Led Zeppelin, Madonna, Ozzy Osbourne e i Black Sabbath, Elton
John, Crosby, Stills, Nash & Young, Mick Jagger e Tina Turner.
Musicalmente i trionfatori furono i Queen che suonarono di
pomeriggio a Londra: il premio Stakanov lo vinse Phil Collins
che si esibì, a Londra poi prese il Concorde (e già all'epoca
era il simbolo delle sorti progressive dell'ingegneria
aerospaziale …) arrivò a Philadelphia dove cantò prendendo una
stecca clamorosa al pianoforte "Against All Odds" e poi fece una
pessima figura suonando la batteria con quei tipacci dei
riformati per l'occasione Led Zeppelin: la performance andò così
male che Jimmy Page non solo non concesse la liberatoria per la
pubblicazione sul disco e il Dvd ma poi parlò malissimo della
prestazione di Collins che ancora oggi ha segnato Page al primo
posto della lista dei suoi nemici del rock.
Il premio per la performance più sgangherata e improbabile è
andato a Dylan con Ron Wood e Keith Richards, saliti sul palco
con livelli che avrebbero fuso un alcolock. Racconta Ronnie Wood
che lui fu chiamato da Dylan per "un concerto di beneficenza" e
poi convinsero Richards che commentò "speriamo che non si tratti
di una str … ata". Provarono molti brani del repertorio del
premio Nobel. A Philadelphia, dopo un viaggio improbabile, sul
palco Dylan decise di suonare "Blowin' In The Wind" che non
avevano provato: come se non bastasse a Dylan si ruppe una corda
della chitarra, Ronnie Wood gli passò la sua e rimase senza
strumento mimando le mosse (si chiama Air Guitar): poi dal
backstage gli passarono una chitarra, completamente scordata.
Paul McCartney invece per i primi due minuti di "Let It Be"
si ritrovò col microfono staccato e nessuno, né allo stadio né a
casa sentì una nota: nell'edizione di 20 anni dopo in Dvd la
traccia del microfono e del pianoforte sono state rimasterizzate
utilizzando quelle originali inizialmente poco udibili ma
passate per il mixer. Tra le stecche più famose c'è anche quella
dello specialista Simon LeBon con i Duran Duran.
Naturalmente il Live Aid non è stato solo stecche e
contrattempi, ma un evento epocale che ha dimostrato in modo
clamoroso il potere di mobilitazione e coinvolgimento della
musica, una forza oggi non immaginabile. Soprattutto se si
considera che all'origine del Live Aid c'è il singolo, "Do They
Know It's Christmas" che vide tutte le più grandi star del rock
e del pop inglese in sala di incisione per raccogliere fondi
proprio le vittime della carestia in Etiopia su iniziativa di
Geldof e Midge Ure e che, per emulazione, mise in moto "We Are
The World", il singolo realizzato dalla premiata ditta Lionel
Ritchie-Quincy Jones con la benedizione di Michael Jackson che è
il soggetto di uno dei più strepitosi documentari musicali degli
ultimi anni e che portò in studio in una notte alcune delle
leggende della musica americana.
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